REGIONE MOLISE

REGOLAMENTO REGIONALE 26 gennaio 2004, n. 1 

Regolamento  applicativo  della  legge regionale n. 30/2002, ai sensi
dall'Art. 13, comma 1.A.
(GU n.16 del 17-4-2004)

(Pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione Molise n. 2 del 31
                            gennaio 2004)
    Premesso che la giunta regionale ha approvato la deliberazione n.
12 del 19 gennaio 2004;

                     IL PRESIDENTE DELLA REGIONE
                                Emana
il seguente regolamento:
1. Premessa.
    Questo paragrafo rappresenta un'introduzione per definire le aree
critiche, gli obiettivi strategici, le azioni di intervento e i tempi
di attuazione.
    Il presente regolamento definisce le modalita' con le quali vanno
affrontate   le   aree   critiche  regionali,  attraverso  obiettivi,
interventi,  organizzazione  dei  servizi  nel  rispetto  della legge
regionale  ed  in  accordo  con  gli obiettivi specifici previsti dal
piano sanitario nazionale e dal progetto obiettivo nazionale.
    In  accordo  con  gli obiettivi specifici del comma 6.3 del piano
sanitario  nazionale  2003-2005 si evidenzia che «i problemi relativi
alla  salute  mentale»  rivestono «un'importanza crescente perche' la
loro  prevalenza  mostra un trend in aumento» ed anche perche' a tali
problemi  «si  associa  un  elevato  carico di disabilita' e di costi
economici  e  sociali,  che  pesa  sui pazienti, sui loro familiari e
sulla collettivita».
    Il  PSN 2003-2005, al comma 6.3 definisce gli obiettivi specifici
per la tutela della salute mentale.
    Le  malattie  mentali sono in aumento e ad esse sono associati un
elevato  carico  di  disabilita'  e  di costi economici e sociali che
pesano  sui  pazienti, i loro familiari e la collettivita'. Nell'arco
di un anno, il 20% circa della popolazione adulta presenta uno o piu'
disturbi  mentali elencati nell'ICD dall'OMS. Pertanto, nella Regione
Molise,  ogni  anno  circa  50.000  persone  soffrono  di  uno o piu'
disturbi psichiatrici di varia gravita'.
    Alcuni esempi:
      i  disturbi  mentali  dell'anziano,  specie le demenze nei vari
quadri clinici;
      la  complessa  problematica  concernente  la  comorbidita'  tra
malattie  psichiatriche  e  abuso  di  sostanze o patologie organiche
(neoplasie e malattie degenerative del SNC in particolare);
      i  problemi  relativi  alla  salute mentale (che comprendono le
seguenti   categorie   diagnostiche:  depressione maggiore,  disturbi
bipolari,  schizofrenia,  alcoolismo  e  disturbi  ossessivi) sono al
terzo  posto  nella  classifica  del «DALYs lost» (perdita di anni di
vita  in  buona  salute)  del  1990  con  il  10.5% sul totale carico
complessivo  di  giorni  in  meno  di vita combinati con il numero di
giorni di vita trascorsi in «disabilita»;
      tra   le   principali   cause   di   disabilita'   (YLDs),   la
depressione maggiore  e'  al primo posto seguita da: abuso di alcool,
disordini  bipolari, schizofrenia e disturbo ossessivo compulsivo. La
depressione  nelle  sue  varie forme cliniche colpisce tutte le fasce
d'eta'  con  un tasso di prevalenza che supera il 10%. La depressione
e'  associata al piu' elevato rischio suicidario ed occupa lo 1.6% di
tutte le morti;
      dall'analisi  del  Global Burden of Disease dell'Organizzazione
mondiale  della  sanita' il suicidio per le donne nella fascia d'eta'
tra  i  15  e  i  44  anni  rappresenta  la principale causa di morte
(secondo solo alla tubercolosi);
      circa l'8% dei bambini e degli adolescenti presenta un disturbo
mentale;
      il  suicidio  rappresenta  la  seconda  causa  di morte tra gli
adolescenti;
      il   tasso  di  prevalenza  delle  psicosi  schizofreniche  che
rappresentano  senza  dubbio  uno  dei piu' gravi disturbi mentali e'
pari  allo 0,5% della popolazione adulta. Le psicosi schizofreniche e
affettive  impegnano  i servizi in maniera massiccia per la gravita',
il rischio di suicidio, il lungo decorso e la marcata disabilita' che
le caratterizzano. In particolare, si consideri che, secondo l'ISTAT,
al  31 dicembre  2001  la  popolazione  residente  nel  Molise era di
327.177  persone  di  cui  268.813  con  eta'  superiore  a  18 anni.
Pertanto,  nel Molise: l'incidenza/anno della schizofrenia e' di 0.25
nuovi  casi/anno  per ogni 1000 persone con eta' superiore a 18 anni;
ogni  anno  i  nuovi  casi di schizofrenia sono circa 67; il tasso di
prevalenza/anno  delle  psicosi schizofreniche e' circa lo 0.5% della
popolazione  superiore  a  18  anni; vi e' una presenza/anno di circa
1344  schizofrenici che piu' di tutti richiedono assistenza e cure da
parte  dei DSM. Altri dati epidemiologici disponibili evidenziano che
circa  l'8%  dei  bambini  e  degli  adolescenti presenta un disturbo
mentale;  va  tenuto  presente che il suicidio rappresenta la seconda
causa   di  morte  tra  gli  adolescenti.  Inoltre,  l'esordio  della
schizofrenia  e'  mediamente  tra 18 e 30 anni con un insorgenza piu'
precoce  ed  una  prognosi piu' sfavorevole per il sesso maschile; la
schizofrenia  riduce la vita delle persone coinvolte di circa 10 anni
in  media;  il  30%  degli  schizofrenici tenta il suicidio nel corso
della  vita  ed  il  10%  ci  riesce; notevoli sono i costi «diretti»
legati  all'assistenza  e  quelli  «indiretti» dovuti alla perdita di
produttivita'  del  paziente  dei suoi familiari; per quanto riguarda
gli esiti, 1/3 dei pazienti ottiene una guarigione clinica e sociale,
1/3   evolve   verso   una  disabilita'  sociale  ed  1/3  verso  una
stabilizzazione nella cronicita' clinica.
2. Aree critiche in tema di salute mentale nel Molise.
    Tra le aree critiche che si rilevano nell'attivita' dei DSM sulla
tutela  della salute mentale della nostra regione, vanno evidenziate:
la  disomogenea distribuzione sul territorio dei servizi previsti dai
P.O.N.  in  particolare per quanto riguarda i CSM, i centri diurni e,
nel   territorio   del   Basso  Molise,  le  strutture  residenziali;
l'intervento,   a   volte,   assistenziale  e  domestico  nelle  CRP;
l'insufficienza organizzativa dell'attivita' territoriale; la cronica
carenza  degli organici in tutte le figure professionali; la mancanza
di  coordinamento dei DSM con i servizi sociali e sanitari per l'eta'
evolutiva,   per   i   soggetti   anziani  e  per  le  condizioni  di
comorbidita';   la   presenza   di  pregiudizi  ed  atteggiamenti  di
esclusione  sociale  nella  popolazione;  la  scarsa  attenzione alla
prevenzione   primaria  e  secondaria;  la  carente  assistenza  alla
popolazione   psichiatrica  carceraria;  la  scarsa  attenzione  alle
patologie  emergenti  ed in particolare ai disturbi del comportamento
alimentare.
3. Obiettivi strategici. Obiettivi di salute mentale del sistema DSM.
    Dall'analisi   delle  aree  critiche,  gli  obiettivi  strategici
impegnano  le  istituzioni  a diverso livello: regionale, aziendale e
dipartimentale.  La  classificazione  degli obiettivi in «Strategici,
vincolanti»  e  «di  salute  mentale  del  sistema  DSM» e' utile per
chiarire che vi sono obiettivi prioritari senza il raggiungimento dei
quali ogni altro obiettivo di salute e' impossibile da perseguire. Va
evidenziato  che  in  un  sistema  di  sanita' pubblica le condizioni
organizzative  sono  fondamentali  per  organizzare  la  tutela della
salute   pubblica:  condizioni  organizzative  carenti  possono  solo
tutelare la salute di alcuni individui.
    La  tutela e la promozione della salute mentale rientrano tra gli
interventi   di   «sanita'   pubblica».  Diversamente  dall'approccio
individuale,  l'approccio  di sanita' pubblica ha caratteristiche di:
a)  visione  globale  della  popolazione;  b)  visione  del  contesto
socio-economico del paziente; c) visione della prevenzione secondaria
e  terziaria  individuale  ma anche quella di popolazione; d) visione
sistemica delle componenti del servizio; e) favorire l'accesso aperto
ai  servizi;  f)  favorire  il  lavoro  di  equipe; g) considerare la
malattia  in  una  prospettiva a lungotermine/longitudinale/del corso
della  vita;  h)  valutare  il costo e l'efficacia dei trattamenti in
riferimento alla popolazione e non solo all'individuo.
    Alcuni  degli  obiettivi  strategici da realizzare, concordando i
tempi  e  le  modalita' di attuazione attraverso accordi contrattuali
tra  il direttore generale della ASL ed il direttore del DSM sono: la
riduzione  dei  comportamenti  suicidari,  specie per quanto riguarda
l'eta'  adolescenziale  ed  anziana;  la  riduzione  del fenomeno del
«revolving   door»   nelle   strutture   di  degenza  ospedaliera  ed
extraospedaliera;  la  riduzione dell'interruzione non concordata dei
trattamenti    mediante   l'attuazione   di   programmi   terapeutico
riabilitativi  multidisciplinari integrati in relazione ai bisogni di
salute  mentale  dei  pazienti  e  delle  loro  famiglie; l'immediata
risposta alle urgenze, specie in caso di TSO; l'azzeramento dei tempi
d'attesa per l'accesso ai trattamenti, compreso quelli psicoterapici,
da   distribuire   uniformemente   sul   territorio;  la  rilevazione
epidemiologica  dei  bisogni  di salute mentale nella popolazione per
identificare  i  soggetti maggiormente  a  rischio e rendere efficace
degli  interventi; la collaborazione con soggetti ed associazioni non
istituzionali,  come le famiglie, il volontariato, il privato sociale
ed imprenditoriale, ecc.; l'educazione sanitaria della popolazione in
materia  di  salute  mentale per diminuire lo stigma e l'esclusione e
promuovere una maggiore solidarieta' nei confronti di quanti soffrono
di  disagio  psichico;  l'individuazione  precoce  dei  disturbi  per
realizzare interventi tempestivi ed efficaci, continuita' terapeutica
e  mantenimento del paziente integrato nel suo contesto di vita o per
reintegrarlo    quanto    prima    possibile;    l'elaborazione    di
programmi-progetti-percorsi   personalizzati   che  contemplino  (con
prevalenze  diverse  in  relazione alle specificita' clinico-sociali)
interventi individuali, sulla famiglia, sul contesto di vita ma anche
un  utilizzo  di  farmaci  secondo schemi di trattamento basati sulle
evidenze   disponibili;   l'impostazione  di  programmi  sociali  che
prevengano  ogni  forma  d'inabilitazione  psicosociale;  il rispetto
sempre e comunque dei diritti umani e civili del paziente.
    Alcuni   degli  obiettivi  strategici  dipartimentali  che  vanno
esaminati  e  concordati nei loro tempi e modalita' di esecuzione tra
direttore generale e direttore di DSM, sono:
      1) attivazione del Sistema informativo;
      2)   migliorare   l'accessibilita'  dell'utenza  in  carico  ai
servizi;
      3)  riduzione  del fenomeno «revolving door» nelle strutture di
degenza   ospedaliera  favorendo  la  presa  in  carico  territoriale
(domiciliare) dei pazienti gravi;
      4)  programmi di sostegno e di coinvolgimento delle famiglie ad
elevato   carico   assistenziale   e  comunque  prioritariamente  dei
familiari dei pazienti gravi e/o gravosi per i servizi;
      5)   la   riduzione   delle   interruzioni  non  concordate  di
trattamento,  mediante trattamenti integrati multidisciplinari per il
paziente e la famiglia;
      6)  attuare  programmi  specifici per la prevenzione terziaria,
cioe'  per  la  riduzione  della  disabilita'  sociale  associata  al
disturbo  mentale soprattutto per quei pazienti con eventuale sintomi
da  istituzionalizzazione  per  l'assenza  negli  anni precedenti dei
servizi territoriali;
      7)   la   riduzione  dei  tempi  di  attesa  per  l'accesso  ai
trattamenti, ivi compresi quelli psicoterapici;
      8)   attivare   strategie   di   reti  tra  i  diversi  servizi
socio-sanitari e gli enti locali, tra i servizi sanitari degli adulti
e  quelli dell'eta' evolutiva. E' uno degli obiettivi piu' importanti
soprattutto per quanto riguarda la cooperazione dei servizi di salute
mentale  con  soggetti non istituzionali (Associazioni dei familiari,
dei  pazienti,  volontariato,  associazioni  di Advocacy), di privato
sociale   ed   imprenditoriale.  Si  tratta  di  costituire  in  modo
strutturato  quel patto sociale ben descritto nel PON che puo' essere
elemento fondamentale del centro di prossimita';
      9)  attuare  programmi  per  favorire  l'inserimento lavorativo
degli  utenti  gravi  in  carico  al  DSM. Particolari occasioni sono
rappresentate  dalla legge n. 68/1999, dall'attivazione di protocolli
tra  enti  locali,  istituzioni,  privato sociale ed imprenditoriale,
cosi'  come  di  azioni presso le aziende per rimuovere gli eventuali
pregiudizi legati alla malattia mentale.
    Nel  perseguire  gli  obiettivi  strategici, i DSM si impegnano a
predisporre  tutti  gli  atti  e le iniziative per perseguire anche i
seguenti obiettivi (definiti di salute mentale nel sistema DSM):
      valutare  l'indice  di  attrazione e l'indice di restituzione e
predisporre tutti gli interventi per migliorare entrambi gli indici;
      attivare  programmi  strutturati di collaborazione con i medici
di  medicina  generale,  con  il  distretto  sanitario, con i servizi
sociali  e  socio-sanitari  della comunita' per favorire l'accesso ai
servizi  dei  pazienti  psichiatrici  gravi e per co-gestire con tali
agenzie  del  sanitario  e  socio-sanitario  i problemi relativi alla
salute mentale degli adulti e degli adolescenti;
      favorire  la partecipazione del personale a corsi di formazione
professionale  i  cui  requisiti siano in accordo con quelli previsti
dalla Regione;
      formazione   del  personale  per  meglio  trattare  i  disturbi
alimentari;
      predisporre  presso  l'ospedale generale un protocollo d'intesa
(clinico  ed  operativo)  per la collaborazione dei servizi impegnati
nel trattamento dei disturbi alimentari;
      trattare  in  modo tempestivo i disturbi affettivi, soprattutto
le depressioni. A tal fine e' utile stabilire protocolli d'intesa con
il   dipartimento   materno   infantile  per  la  valutazione  ed  il
trattamento delle depressioni legate al parto;
      promuovere  la  salute  mentale e garantirla nelle diverse fasi
dell'esistenza  e  nei  diversi  contesti  socio-culturali della vita
umana;
      ridurre  i  tentativi  di  suicidio  e  i  suicidi  associati a
disturbo mentale grave;
      promuovere  la  salute  emozionale  negli  adolescenti  e negli
anziani.
    In  conclusione  tutti li obiettivi sopra descritti devono essere
sintetizzati a livello del paziente come:
      1)  diminuzione  della  sofferenza  del  paziente  e  della sua
famiglia;
      2)  promozione della «guarigione sociale», cioe' del ripristino
delle  competenze  sociali fino al pieno inserimento socio-lavorativo
del soggetto anche se in presenza di sintomi clinici.
4. Interventi da pianificare nel triennio.
    Inoltre, e' necessario: pianificare azioni volte ad assicurare la
presa  in  carico e la continuita' terapeutica dei problemi di salute
mentale del paziente, qualunque sia il punto d'accesso; promuovere la
formazione   e  l'aggiornamento  continuo-obbligatorio-permanente  ed
unitario  di  tutte  le figure professionali del DSM anche al fine di
prevenirne il burn-out; istituire gruppi di auto-aiuto di familiari e
pazienti;  favorire  i  percorsi  di  cura  dei  pazienti piu' gravi;
rinforzare   gli  interventi  a  domicilio  per  poi  sviluppare  una
continuita'    terapeutico-assistenziale;   favorire   l'integrazione
sociale  e  lavorativa  del  paziente  nel  contesto di vita e non in
quelli   artefatti  o  surrogati;  attivare  la  rete  di  interventi
domiciliari  sulla base di interventi integrati multidisciplinari che
coinvolgono   anche   la  famiglia  e  favorire  la  continuita'  del
trattamento;   garantire  la  migliore  accessibilita'  possibile  ai
trattamenti  efficaci  soprattutto  quelli  di gruppo che nei diversi
contesti     (ospedalieri,    territoriali,    semi-residenziali    e
residenziali) hanno dimostrato anche di essere efficienti; potenziare
l'acceso  alla  psicoterapia  nel sistema pubblico, anche nell'ottica
della  prevenzione;  attivare il Sistema informativo dei DSM in linea
con   quello   nazionale  approvato  in  Conferenza  Stato-regioni  e
costruire  un  «visore»  dei  DSM  con  gli  indicatori  previsti dal
regolamento  attuativo;  trattare  le  patologie  mentali, tutelare e
promuovere  la  salute  mentale  nella  comunita',  con interventi di
provata  efficacia, privilegiando come luoghi il CSM ed il distretto,
utilizzando altresi' la degenza ordinaria presso lo SPDC del DSM e la
liaison  in  ospedale e sul territorio; favorire in ogni modo e luogo
la  integrazione  socio-sanitaria per la gestione delle problematiche
di  «fragilita'  sociale»  indipendentemente dalla patologia mentale,
operando per ottenere precisi esiti funzionali e di qualita' di vita;
migliorare   la   comunicazione   con  i  cittadini  in  ordine  alla
comprensibilita'   della  sofferenza  mentale,  alle  cure  efficaci,
favorendo  la  conoscenza  di  come  raggiungere  i servizi di salute
mentale  rendendoli  accoglienti;  attuare programmi di educazione al
disturbo mentale coinvolgendo attraverso consenso informato anche gli
utenti disponibili e/o i loro familiari;
5. La «mission» e la «vision» dei DSM.
    Il  dipartimento  di salute mentale e' la struttura organizzativa
ed  operativa  per  fornire  prestazioni  finalizzate  alla  tutela e
promozione  della  salute  mentale;  lo  scopo  e' la prevenzione, la
diagnosi,  la  cura,  la riabilitazione e l'inserimento sociale della
persona  affetta  da  gravi  problemi  relativi  alla  salute mentale
indipendentemente  dalla  diagnosi clinica o «etichetta diagnostica».
La gravita' dei problemi e' definita dalla presenza di sintomi cimici
e/o  disabilita'  personali  o sociali che impediscono lo svolgimento
atteso  nel  ruolo  della persona tenuto conto del genere, dei valori
personali   e   religiosi   individuali   e   delle   caratteristiche
socio-economiche e culturali della comunita' di appartenenza.
    Il DSM individua in tre capisaldi del proprio agire:
      «La  persona  al  centro». La persona con i suoi bisogni: dalla
persona  sofferente  alla  persona  con dignita' e parita' di diritti
sociali.   Tutti   gli   aspetti  dell'attivita'  professionali,  pur
importanti  compresi  quelli  economico-organizzativi  e tecnologici,
sono  da  tener  presenti ma declinati secondo questa filosofia. Ogni
sforzo  e'  orientato  a  rispondere  ai  bisogni di ogni persona che
presenta  problemi  gravi relativi alla salute mentale, garantendo un
profilo prestazionale improntato al piu' elevato livello di qualita',
scientificita' e professionalita'.
      «Forte  alleanza  con la comunita». In una logica di servizi di
rete,  i servizi del DSM lavorano per realizzare alleanze strategiche
e  strutturate  con  tutte  le realta' del territorio: famiglie, enti
locali,  associazioni  di volontariato, distretti sanitari, medici di
medicina   generale,   servizi  e  presidi  sanitari  dell'ASL.  Tali
alleanze,  attraverso  un  lavoro di sinergie e di vera integrazione,
danno  risposte concrete di qualita' al bisogno socio-sanitario della
persona   con   gravi  problemi  relativi  alla  salute  mentale.  In
quest'ottica l'orientamento futuro e' la prevenzione secondaria.
      «Gli  operatori  del  sistema  DSM  rappresentano il patrimonio
dell'Azienda   sanitaria   locale».   Si   e'  consapevoli  che  ogni
innovazione scientifica, ogni evoluzione tecnologica ed organizzativa
non  sono sufficienti da sole e non bastano per rispondere ai bisogni
delle    persone   che   si   rivolgono   ai   nostri   servizi.   La
professionalita', l'eticita', le conoscenze, le modalita' relazionali
degli  operatori,  la loro capacita' di essere attenti ai bisogni dei
cittadini,  la  loro  capacita'  di costituirsi come lavoro di equipe
rappresentano il vero patrimonio del DSM.
    Ogni   DSM   deve,   attraverso  i  propri  servizi  e  funzioni,
prioritariamente  perseguire  i  seguenti  obiettivi di prevenzione e
tutela della salute mentale:
      miglioramento  e  standardizzazione  dell'approccio diagnostico
individuando  criteri e strumenti anche innovativi o comunque tali da
consentire l'identificazione di soggetti o gruppi a rischio o affetti
da patologie emergenti;
      sviluppo  d'interventi  mirati  a  sostenere  e  migliorare  le
capacita'  cognitive e sociali dei soggetti (orientati ad esempio per
sottogruppi  di  pazienti  in base all'eta', al livello intellettivo,
alla funzionalitaabilita' sociale ecc.) con particolare riguardo alla
valutazione dei processi di outcome;
      ottimizzazione   dei  trattamenti  farmacologici,  psicologici,
sociali   e   riabilitativi   per   l'identificazione   precoce   dei
«responders»  e  «non  responders»,  degli  strumenti  di valutazione
prognostica  a breve-medio e lungo termine e per i fattori predittivi
di risposta a tutti trattamenti proposti;
      miglioramento  della  qualita'  della  vita  dei  pazienti, dei
familiari   e   della   comunita'  privilegiando  percorsi  integrati
d'assistenza  e prevenzione con la valorizzazione di tutte le diverse
figure professionali previste nei DSM;
      approccio  interdisciplinare mediante accordi programmatici con
altri  servizi  della  ASL  (ad  esempio  la  medicina dei servizi, i
distretti,  il  dipartimento di prevenzione, i Se.R.T., i servizi per
l'eta' evolutiva, ecc.);
      formazione  degli operatori e dei caregivers con strumenti atti
ad  un'ottimale gestione delle risorse esistenti (anche in previsione
dell'istituzione  di  nuovi  servizi  o  funzioni)  e con particolare
attenzione all'assistenza domiciliare e alla prevenzione del burn-out
degli operatori;
      prevenzione   e  studio  dei  fattori  di  rischio  comportanti
morbilita'   psichiatrica   (con  particolare  attenzione  a  fattori
ambientali, educativi e sociologici);
      analisi  epidemiologica dei bisogni di salute della popolazione
assistita,  per  evidenziare  soggetti  o  popolazioni  di  persone a
rischio;
      lotta   allo   stigma  mediante  metodi  di  informazione  alla
popolazione   generale   e   a   categorie   di  particolare  rilievo
(insegnanti,  imprenditori,  operaton  dell'informazione,  giovani in
eta'  scolare  ecc.)  anche  per  favorire  l'inserimento  sociale  e
lavorativo;
      collegamento   con   il   volontariato,   le  associazioni  del
territorio  e quelle dei familiari per recepirne specifici bisogni ed
utilizzarne le risorse;
      supporto  a  servizi  e  strutture  che  si  occupano  di altre
patologie  frequentemente  in  comorbidita'  con quelle psichiatriche
(ospedali, case circondariali, strutture per l'assistenza a patologie
croniche o invalidanti e/o disabilitanti ecc.);
      miglioramento  dell'accessibilita'  a  servizi  e strutture del
DSM,  tempestivita'  di  risposte  assistenziali  erogate, intervento
precoce per ridurre i tempi intercorrenti tra esordio della patologia
e presa in carico, azzeramento delle liste di attesa;
      valutazione  e  monitoraggio dell'impatto dei life events e dei
fattori  sociali  su  esordio,  espressivita',  decorso  ed esito del
disagio psichico nella popolazione generale;
      organizzazione  di  percorsi  assistenziali  volti  a garantire
certezza  di  presa in carico e continuita' terapeutica condivisa dei
problemi  di  salute  mentale dei pazienti, qualunque sia il punto di
contatto con il sistema sanitario;
      formazione  di  tutti gli operatori del DSM, del volontariato e
del   privato  sociale  all'ascolto  e  all'invio,  definendo  moduli
formativi  per  l'identificazione  e la gestione ottimale del disagio
psichico  e  istituendo  servizi  di  prossimita' o strutture quali i
«call  centers»  e  sportelli gestiti da associazioni di volontariato
con  la  finalita'  di  raccogliere precocemente le problematiche che
emergono  nel  territorio  di  competenza, di trasferirle al DSM e di
contribuire al monitoraggio dell'aderenza dei pazienti al trattamento
terapeutico  che, notoriamente, presenta spesso seri problemi di «non
compliance» e di «drop out»;
      individuazione nelle scuole di ogni ordine e grado di strumenti
che consentano agli insegnanti una precoce rilevazione dei principali
indicatori  psicoaffettivi  di  rischio  nei giovani in eta' scolare,
l'uso  di tecniche di empowerment e di potenziamento dell'identita' e
del se' come variabili dello sviluppo affettivo;
      interventi   negli  istituti  penitenziari  attraverso  accordi
specifici  mediati dalle ASL di appartenenza, anche in attuazione del
decreto-legge n. 230/1999.
6. Principi generali sui Dipartimenti di salute mentale (DSM).
    La  Regione  Molise  da' completa attuazione alla istituzione dei
tre  DSM  in accordo con la legge regionale n. 30/2002, garantendo in
ogni caso:
      la  centralita' dell'utente e dei suoi familiari quale soggetti
privilegiati  di ogni intervento finalizzato alla prevenzione, tutela
e  promozione della salute mentale, in ogni aspetto bio-psico-sociale
e relazionale e in tutti i contesti di vita;
      l'organizzazione   di   specifiche  risorse  da  dedicare  alle
attivita' per la tutela della salute mentale, esercitate dalle unita'
operative territoriali ed ospedaliere del DSM;
      l'omogeneita'   di   programmazione   del   loro   utilizzo   e
l'unitarieta'  di tutti gli interventi e del controllo della gestione
economica e del personale, tramite una direzione unica del DSM.
    Le  attivita'  della  tutela della salute mentale sono finanziate
con  una  cifra  di  norma  non  inferiore  al 5% del Fondo sanitario
regionale (come previsto dall'Art. 11, comma 1, della legge regionale
n.  30/2002).  Un  impegno  finanziario  superiore  a tale vincolo e'
negoziato  con  il  direttore  generale  della  ASL, tenendo conto di
specifiche  documentate  esigenze  e  di  una piu' equa distribuzione
delle  risorse strutturali per rispondere ai bisogni di uno specifico
territorio (in particolare, per quanto riguarda il Basso Molise).
    Ogni  ASL  assegna  al  proprio DSM quote di finanziamento per la
realizzazione  di  strutture  e  servizi  ospedalieri e territoriali,
secondo  quanto  concordato  con  ogni  Direttore di Dipartimento. Le
quote possono derivare da programmi finanziati ex Art. 20 della legge
n.  67/1988,  da  altre  disposizioni  normative  e  da fondi propri.
L'attribuzione  di risorse deve tenere conto di particolari esigenze,
ad esempio concentrazione di utenti in particolari aree metropolitane
e  geografiche  ad elevata prevalenza di disturbi psichiatrici gravi,
trattamento  di  soggetti  extracomunitari; dispersione territoriale,
difficolta'   di   trasporti,   mancanza   di   servizi  e  strutture
riabilitative.
    Il  direttore  del  DSM  presenta  ogni anno alla ASL un apposito
Piano preventivo con verifica a consuntivo.
7. Funzioni generali della direzione del DSM.
    Il  direttore  del  DSM e' responsabile della gestione del budget
dipartimentale e delle risorse ad esso assegnate.
    La direzione del DSM:
      promuove attivita' di prevenzione primaria, tramite ricerche ed
interventi sulle culture ed i contesti a rischio, utilizzando criteri
validati dalla comunita' scientifica;
      assicura  il  coordinamento  tra le articolazioni organizzative
ospedaliere e territoriali, anche al fine di garantire gli interventi
d'emergenza/urgenza  24  ore  su  24,  in  ogni  giorno dell'anno, in
collaborazione  con  il Servizio di emergenza sanitaria regionale del
118;
      assicura   l'attuazione   e   la   verifica   degli  interventi
preventivi,  la  presa  in  carico prioritaria dei pazienti gravi, la
continuita' dell'assistenza, la promozione delle attivita' di MCQ, la
realizzazione   del   sistema   informativo  e  l'applicazione  delle
normative nazionali, regionali e dell'atto aziendale.
8. Comitato di Dipartimento.
    E'  istituito presso il DSM il comitato di dipartimento, ai sensi
della  legge  n.  229/1999  e  dell'Art.  7  della legge regionale n.
30/2002  con funzioni consultive, secondo le disposizioni del decreto
della  giunta regionale n. 1095 aprile 1997 e successive modifiche ed
integrazioni.
    Il   comitato  di  dipartimento  si  riunisce  periodicamente  su
convocazione  del  direttore  del  dipartimento  e,  per  particolari
esigenze,  su  richiesta  del  direttore  o  di  almeno  la meta' dei
componenti.  E'  opportuno  che  il  direttore  del  DSM  utilizzi le
funzioni  consultive  del  comitato  di  dipartimento  per  tutte  le
problematiche  che  hanno  rilevanza  decisionale, in particolare per
quanto  riguarda  l'applicazione  delle  normative vigenti in materia
d'assistenza psichiatrica, l'organizzazione del DSM ed i rapporti del
Dipartimento con la ASL, la Regione e gli altri enti locali.
    Il  comitato di dipartimento deve essere periodicamente informato
dal   direttore  del  dipartimento  su  ogni  problematica  rilevante
attinente l'assistenza psichiatrica.
    Il direttore del DSM, sentito il comitato di dipartimento, redige
un   Regolamento   interno  ed  adotta  un  documento  programmatico,
annualmente aggiornato, in cui sono esplicitati:
      la  missione, gli obiettivi generali e prioritari, le attivita'
principali che il DSM si impegna a svolgere; il sistema organizzativo
con   il   quale   sono   individuate   le  linee  d'autorita'  e  le
responsabilita'  delle  varie componenti organizzative e dei progetti
specifici;  gli  ambiti d'attivita' per le varie figure professionali
presenti  nel  DSM,  in  modo da assicurare la complementarieta' e la
sinergia  dei  rispettivi  interventi;  gli  aspetti procedurali, gli
strumenti,  i criteri, gli standard, gli indicatori e i meccanismi di
controllo  degli  interventi  volti  alla  promozione  e tutela della
salute mentale.
    Fatta   salva   la   necessita'  di  definire  un  piano  annuale
d'attivita',   il  comitato  di  dipartimento  attua  e  verifica  la
realizzazione  del piano strategico che il direttore del dipartimento
propone  al  D.G.  dell'azienda  in  cui sono specificate le linee di
sviluppo del DSM, quello che si propone di essere e di fare.
9. Consulta di Dipartimento.
    La  consulta  di  dipartimento,  con funzioni propositive o altre
attribuite dal regolamento dipartimentale, e' costituita dai seguenti
componenti designati (mediante voto o secondo i rispettivi Statuti):
      i componenti del comitato di dipartimento;
      i   rappresentanti   delle   associazioni   dei  familiari  del
territorio del DSM;
      i rappresentanti delle associazioni degli utenti del territorio
del DSM;
      due infermieri dipendenti dal DSM, uno dell'area ospedaliera ed
uno dell'area territoriale;
      uno degli psicologi dipendenti dal DSM;
      uno degli assistenti sociali dipendenti dal DSM;
      il sociologo del DSM;
      due  operatori  delle strutture residenziali e semiresidenziali
del territorio del DSM;
      il  presidente  della  conferenza dei sindaci o un suo delegato
scelto  tra  i  sindaci  dei  comuni  ove sono ubicati i servizi e le
strutture del dipartimento.
    Le   funzioni   di   segreteria  sono  svolte  da  un  dipendente
amministrativo del dipartimento di salute mentale.
    L'organizzazione  e le attivita' della consulta sono disciplinate
dal regolamento di dipartimento.
    Il  direttore  di dipartimento annualmente relaziona al direttore
generale  della  ASL  sull'attivita'  del  comitato di dipartimento e
della consulta e sullo stato dell'assistenza psichiatrica.
10. Standard e gestione del personale del DSM.
    Il  direttore  del  DSM,  sentito  il  comitato  di dipartimento,
concorda  con  la  direzione  generale  dell'azienda  sanitaria,  nel
documento  programmatico,  le  politiche  di  gestione  delle risorse
umane,   in  particolare  tenendo  presente  gli  standard  previsti;
definisce   il  fabbisogno,  l'organizzazione  e  la  turnazione  del
personale   in   termini   di   equivalenti   di   tempo   pieno  per
professionalita'   e   posizione   funzionale,  tenendo  conto  delle
oggettive esigenze di SPDC e CSM.
    La   continuita'   terapeutica   e'   il  principio  fondamentale
organizzativo  di tutto il DSM. Pertanto, a norma dell'Art. 5 comma 1
della legge regionale n. 39/2002, «Il DSM ha un'unica pianta organica
al  fine di favorire la continuita' terapeutica e l'unitarieta' degli
interventi, ... di favorire l'integrazione delle professionalita', di
attuare    la   mobilita'   interna   al   DSM   come   arricchimento
professionale».
    I turni di servizio vengono, di norma, effettuati nell'arco di 12
ore  diurne  dei  giorni feriali sia presso ogni SPDC sia presso ogni
CSM.  Le  modalita'  d'integrazione,  sostituzione  e turnazione sono
definite  dal regolamento interno del DSM, garantendo in ogni caso la
continuita'  terapeutica  e  l'efficienza  nella  gestione dei turni,
attuata,  in  caso di particolari esigenze, mediante una rotazione di
tutto il personale del DSM in tutti i servizi e in tutte le strutture
del DSM.
    In  linea  di  massima,  la  ASL,  tramite  il direttore del DSM,
garantisce che l'attribuzione minima del personale operante presso il
CSM,  oltre  allo psichiatra direttore deve essere di: la meta' degli
psichiatri dirigenti di primo livello e la meta' degli ausiliari. Gli
psicologi e gli assistenti sociali dipendono dal direttore del CSM ma
garantiscono anche le esigenze richieste dal direttore del SPDC sulla
base di accordi specifici previsti dal Regolamento del DSM.
    Mai  la  suddivisione  delle  figure  professionali tra strutture
ospedaliere  e  territoriali  puo'  intralciare  l'unitarieta'  degli
interventi e della gestione clinico-organizzativa.
    Gli     psicologi    svolgono    le    attivita'    diagnostiche,
psicoterapeutiche  e  di clinica psicologica presso la sede del CSM e
presso  tutte le altre strutture territoriali ed ospedaliere del DSM.
Gli  assistenti  sociali,  allo  stesso  modo,  svolgono  le  proprie
attivita'  presso  il CSM e presso tutte le strutture territoriali ed
ospedaliere del DSM.
    Il  CSM  deve  essere  integrato funzionalmente con tutte le sedi
degli interventi e dei progetti terapeutici del DSM.
    La  direzione  sanitaria  ospedaliera deve in ogni caso garantire
quattro  infermieri  per  ognuno dei cinque turni previsti in tutti i
giorni  feriali  e  festivi  in  ogni  SPDC.  Un  unico infermiere e'
reperibile  nelle  24 ore di ogni giorno feriale e festivo per SPDC e
CSM.  Gli  infermieri  che  non effettuano turni ospedalieri prestano
servizio   nel   CSM.  La  reperibilita'  notturna  e  festiva  degli
psichiatri  e degli infermieri e' effettuata per ogni pronto soccorso
di  Campobasso,  Isernia  e  Termoli da tutti i medici e da tutti gli
infermieri  del  DSM  per  rispondere  ad ogni esigenza ospedaliera e
territoriale.
    Il  direttore del DSM dispone di: un sociologo, un capo-sala, due
amministrativi.  Per  particolari progetti o iniziative, puo' inoltre
chiedere  la  collaborazione  di  ogni altra figura professionale del
DSM,  in  un  tempo  definito  e  compatibilmente  con le esigenze di
servizio programmate dal direttore dell'U.O.
11. Nucleo di valutazione - Miglioramento continuo di qualita' (MCQ).
    Il direttore del DSM, sentito il comitato di dipartimento, attiva
un  nucleo  di  valutazione e miglioramento di qualita' che collabora
con  gli  uffici  della ASL per la valutazione ed il miglioramento di
qualita'  delle  prestazioni  e  dei  servizi  erogati.  Il nucleo e'
impegnato  nella valutazione annuale dell'efficienza e dell'efficacia
delle attivita' condotte dal DSM.
    Nel  DSM,  nel  corso del triennio, deve essere portato a termine
almeno   un   progetto   di   MCQ,  concordato  con  il  comitato  di
dipartimento.
    Si possono ipotizzare progetti di MCQ relativi a:
      a) soddisfazione degli utenti e dei familiari;
      b) continuita' assistenziale;
      c) riduzione delle recidive;
      d) soddisfazione degli operatori;
      e) qualita' professionale;
      f) qualita' percepita.
    Nell'ambito   delle   attivita'  di  valutazione,  vengono  anche
compiuti  studi di follow-up su particolari categorie d'utenti e sono
identificati  eventi sentinella (senz'altro i suicidi dei pazienti in
carico,  ma  anche  atti  d'aggressivita', reati commessi, perdita di
vista di pazienti gravi, ecc.).
12. Sistema informativo.
    Il  direttore  del  DSM,  sentito  il  comitato  di dipartimento,
istituisce  il  sistema  informativo  il  quale raccoglie, elabora ed
archivia  i dati di struttura, processo ed esito e si raccorda con il
sistema   informativo   aziendale   e  regionale.  La  Regione  dara'
indicazioni  sul  sistema  d'indicatori  promosso dal Ministero della
sanita'  per rendere la rilevazione omogenea sul territorio regionale
e quindi nazionale.
    Le  caratteristiche  generali  del  sistema  informativo dovranno
essere le seguenti:
      rispondere  al  debito  informativo  nei  confronti dei livelli
sovra-ordinati;
      integrare  le  informazioni  dei  servizi e delle strutture del
dipartimento in modo che si abbia un quadro unitario della prevalenza
ed  incidenza  di  servizio  e che sia possibile ottenere il percorso
dell'utente tra le varie componenti organizzative del DSM;
      fornire   dati  relativi  alla  diagnosi  basata  sul  criterio
internazionale  delle  classificazioni,  delle  principali  variabili
socio-demografiche  ed  anche  su  alcune variabili sociali. E' utile
incrociare  i dati con schede standardizzate per la valutazione degli
esiti;
      fornire  dati  sulla  tipologia  delle  prestazioni  e in quale
contesto le informazioni sono erogate;
      ricavare  indici che permettano di valutare il carico di lavoro
dei singoli professionisti dell'equipe curante;
      fornire  dati  relativi  al  bisogno  e al carico familiare dei
pazienti gravi.
    Considerato che il DSM della ASL di Campobasso dispone gia' di un
Sistema  informativo  informatizzato che permette il confronto con le
realta'  italiane  e  che viene attualmente utilizzato in una ricerca
nazionale  finanziata dal Ministero della salute per il confronto tra
servizi   italiani,   tale   sistema  puo'  costituire  la  base  per
l'attivazione  presso  gli  altri due DSM, anche per il principio del
risparmio dei costi da sostenere.
    Il   direttore   del   DSM  di  Campobasso  provvedera'  pertanto
all'attivazione del sistema anche presso gli altri DSM.
13. Procedure e linee guida.
    Il direttore del DSM, sentito il comitato di dipartimento, adotta
linee  guida  e  procedure  di  consenso  professionale  ispirate  ai
principi  della  medicina  basata  sull'evidenza  per le attivita' di
prevenzione,  diagnosi,  cura,  riabilitazione  ed assistenza sociale
della  popolazione assistita al fine di rendere omogenea l'assistenza
psichiatrica su tutto il territorio regionale.
14. Formazione e aggiornamento.
    Il direttore del DSM, sentito il comitato di dipartimento, redige
un  piano annuale di formazione ed aggiornamento del personale, anche
ai  sensi  dell'Art.  5  della legge regionale n. 30/2002. Tale piano
deve  soddisfare  il  bisogno  formativo specifico delle varie figure
professionali   (includendo   in   particolare  gli  operatori  delle
cooperative  sociali)  e  nello stesso tempo favorire la capacita' di
lavoro  in  equipe.  Il  Piano di Formazione sara' correlato a quanto
previsto    dall'esecutivo    regionale,   eventualmente   anche   in
collegamento  con  l'Universita'  del Molise e con le altre strutture
sanitarie, parasanitarie e sociali del territorio.
15. Carta dei servizi.
    La  direzione del dipartimento provvede alla stesura e diffusione
della  parte  riguardante  la  salute mentale nella Carta dei servizi
dell'azienda.
16. Aree, funzioni e strutture del dipartimento di salute mentale.
    Uno  degli  obiettivi  prioritari  del  DSM  e'  la riduzione del
ricorso  al  ricovero  dei  pazienti del territorio di competenza, in
tutte  le strutture del Dipartimento. L'unitarieta' degli interventi,
anche  secondo  il  dettato  dell'Art.  10  della  legge regionale n.
30/2002, e' garantita attraverso il coordinamento del responsabile di
ogni  UTSM  afferente  al  CSM,  mediante  l'utilizzo  della cartella
clinica   dipartimentale  e  del  registro  dei  casi,  possibilmente
informatizzati.
    La  ASL  Basso  Molise di Termoli ha istituito nei DSM due unita'
operative  complesse  (UOC),  una  per  l'area ospedaliera ed una per
l'area territoriale, sulla base delle seguenti esigenze:
      il piano sanitario regionale vigente e la normativa esistente;
      l'estrema  complessita'  delle  funzioni  e  delle  strutture e
pertanto  degli  interventi  clinico-organizzativi  da programmare ed
effettuare;
      la  peculiarita'  orografica  del  territorio ed il conseguente
bisogno   di   garantire   l'immediatezza  e  la  capillarita'  degli
interventi;
      la  complessita'  multidisciplinare  delle figure professionali
coinvolte nei diversi ambiti;
    Tenuto   conto   che   identiche   problematiche   e   necessita'
clinico-organizzative   esistono   anche   sul   restante  territorio
regionale,  poiche'  la  legge  nazionale  n. 229/1999 (Art. 3, comma
1-bis,  legge n. 229/1999) stabilisce che «l'atto aziendale individua
le   strutture   operative   dotate   di   autonomia   gestionale   e
tecnico-professionale,  soggette a rendicontazione analitica», le ASL
Centro Molise di Campobasso e Pentria di Isernia istituiranno due UOC
anche  nel  proprio  DSM ed individueranno le strutture semplici, gli
incarichi   professionali  di  alta  natura  professionale  e  quelli
semplici  e  i livelli dirigenziali degli psicologi, degli assistenti
sociali e degli infermieri.
    Pertanto,  le  funzioni,  i  servizi  e  le strutture del DSM, in
accordo  con  la  legge  regionale  n.  30/2002  e  con  i  PON, sono
raggruppate in due aree, quella ospedaliera e quella territoriale. In
ogni  caso,  si  ribadisce ancora che, in base all'Art. 4 della legge
regionale  n.  30/2002,  il  DSM  e'  «organo  di  coordinamento  che
garantisce l'unitarieta' degli interventi e l'integrazione di tutti i
servizi di salute mentale».
16.1. Area ospedaliera.
    L'UOC dell'area ospedaliera e' costituita da:
      A. SPDC;
      B. DH.
A) Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC).
    I servizi psichiatrici di diagnosi e cura sono ubicati presso gli
ospedali di Campobasso, Isernia e Termoli.
    In  ogni  SPDC sono attuati trattamenti psichiatrici volontari ed
obbligatori   in   condizione   di  ricovero.  Essi  inoltre  attuano
consulenze  psichiatriche  presso gli altri servizi ospedalieri dello
stabilimento che ospita il Servizio psichiatrico stesso.
    Ogni  SPDC  e'  dotato  al  massimo  di quindici posti letto e di
adeguati spazi per le attivita' comuni. La reperibilita' dei medici e
degli  infermieri del DSM e' effettuata da tutti i dipendenti in ogni
UOC per il pronto soccorso di Campobasso, Isernia e Termoli.
    Il  direttore  di SPDC ed il direttore di CSM devono in ogni caso
cooperare  attivamente  per la condivisione dei programmi terapeutici
ed  organizzativi,  evitando  ogni  tipo di conflittualita' che abbia
riflessi sull'utenza.
    Le  emergenze  psichiatriche  extraospedaliere  che comportano il
ricorso  al  TSO,  come tutte le altre emergenze, sono affrontate dal
servizio di emergenza territoriale - 118.
    Il  ricorso  al  trattamento  sanitario  obbligatorio (TSO) ha lo
scopo  di  garantire  la  salute  e  la  tutela  del paziente e della
comunita'.
    Per eseguire un TSO in condizioni di degenza ospedaliera occorre:
      il certificato del medico proponente (qualunque medico);
      il  certificato  del  medico convalidante (qualsiasi medico del
SSN, dipendente o convenzionato);
      l'ordinanza del sindaco.
    Il  medico  proponente,  dopo  avere visitato il paziente ed aver
tentato di guadagnarne il consenso, redige la proposta di TSO e/o, se
convenzionato  o dipendente del SSN, procede alla eventuale convalida
di una proposta esistente.
    La  polizia  municipale  sara' sempre coinvolta, essendo «compito
della  polizia  municipale  accompagnare  il paziente in tutto il suo
iter, anche se si conclude fuori regione» (circolare della prefettura
di Campobasso n. 9859/2001).
    Gli   addetti   alla   polizia   municipale   dovranno  garantire
l'eventuale  contenimento e l'accompagnamento del paziente, da soli o
con   l'ausilio   d'altro   personale   delle  Forze  dell'ordine,  e
provvederanno  ad  acquisire  in tempo utile l'ordinanza del sindaco.
Nella  circolare  prefettizia,  che  recepisce  quella  del Ministero
dell'interno  n.  31/2001  del  20 luglio  2001, viene sancito che «I
vigili urbani devono accompagnare l'infermo di mente fino al luogo di
cura,  anche se fuori del comune, poiche' intervengono nell'esercizio
del    potere    di   polizia   amministrativa   sanitaria,   propria
dell'autorita' locale, e non in quello dell'attivita' di P.S.; quanto
ai  mezzi  con  cui trasportare il malato di mente presso il presidio
sanitario,  di  regola  ed in via prioritaria, essi vanno individuati
nelle  auto ambulanze, non escludendo, pero', in considerazione della
peculiarita'  della  malattia,  l'uso  di  qualsiasi automezzo, anche
privati, in caso di necessita' ed ove possibile».
    Eventualmente,  il  SET-118 utilizza pertanto il proprio mezzo su
cui  dovra'  viaggiare,  se necessario, la polizia municipale o altro
personale  delle  Forze dell'ordine, se richiesto. Cio' e' in accordo
con   la   circolare   del   Ministero   della   sanita'   (Circ.  n.
900.3/SM-E1/896  del 21 settembre 1992). Nella proposta del TSO sara'
indicato l'ospedale che ospita il Servizio psichiatrico di diagnosi e
cura  competente,  il  cui personale svolge funzioni di accoglienza e
gestione  clinica dal momento della presenza del paziente in reparto.
Qualora non vi fosse disponibilita' di posto, il personale del pronto
soccorso  ospedaliero  provvede  ad  individuare  un'altra  struttura
idonea  cui  trasferire  l'ammalato, con mezzi e personale della ASL,
secondo    le   disposizioni   interne,   avvalendosi   anche   della
collaborazione ed accompagnamento delle forze di polizia municipale e
se necessario con altro personale delle forze dell'ordine.
    L'esecuzione  del  TSO  puo'  essere  dettato  da  uno  stato  di
necessita'  (Art. 54 del c.p.). In tal caso la polizia municipale, in
collaborazione  con  personale  sanitario  intervenuto, eventualmente
coadiuvata  dalle  forze  dell'Ordine e dal SET-118, dovra' procedere
all'immediato  trasporto  del  paziente  presso  il  pronto  soccorso
ospedaliero anche se non e' pervenuta l'ordinanza del sindaco.
    L'ASO  (Accertamento  sanitario  obbligatorio)  si configura come
intervento  in  cui un medico (sia esso di medicina generale, guardia
medica,  libero professionista, ospedaliero, ecc.) propone al sindaco
del  comune  dove si verificano gli eventi, motivandolo su ricettario
intestato,  che  il  paziente  sia  sottoposto  a visita psichiatrica
contro  la  sua  volonta'  e  che non esistono condizioni per TSO. E'
sufficiente  la sola proposta di ASO del medico inoltrata al sindaco,
che dispone l'ordinanza di ASO. Le successive modalita' di esecuzione
dell'ASO sono analoghe a quelle del TSO.
    Anche  nel  caso  dell'ASO  il cittadino deve essere accompagnato
fino  al luogo di cura che puo' essere lo SPDC ma anche il CSM. Se la
visita psichiatrica dovesse concludersi con una richiesta di ricovero
obbligatorio, sara' eseguito come di norma il TSO.
    Il  direttore  del  SET-118  promuovera'  opportuni  incontri per
definire  dettagliati appositi protocolli di intesa tra ASL, DEA, DSM
e  con le prefetture (per il coinvolgimento dei sindaci e delle forze
dell'Ordine per quanto di loro competenza).
B) Day Hospital.
    Il  D.H.,  la  cui  attivita'  e' disciplinata dal regolamento di
dipartimento,  costituisce un'area di assistenza semiresidenziale per
prestazioni  diagnostiche e terapeutico-riabilitative a breve e medio
termine.  E'  collocato nell'ospedale ed e' aperto almeno otto ore al
giorno.  Ha  la  funzione  di  privilegiare  l'attivita'  terapeutica
mediante  interventi  finalizzati a ridurre o prevenire il ricorso al
ricovero ordinario ovvero limitarne la durata.
    Per  quanto  riguarda  i  parametri,  un  posto  letto  in  DH e'
equivalente  ad  un  posto  letto  ordinario ai sensi del decreto del
Presidente della Repubblica 20 ottobre 1992, Art. 2, commi 1) e 2).
16.2 Area territoriale: il centro di salute mentale (CSM).
    Il   centro  di  salute  mentale  e'  il  fulcro  dell'assistenza
psichiatrica  ed e' responsabile dei programmi globali, individuali e
selettivi per la tutela e promozione della salute mentale. E' la sede
dell'equipe  psichiatrica  del  DSM  che  si occupa del territorio di
competenza del bacino di utenza dell'Azienda sanitaria locale.
    Presso   il   CSM   sono   organizzate   periodicamente  riunioni
clinico-organizzative  per  discutere  sia  dei nuovi contatti con il
servizio  al  fine  di  stabilire  un  programma individualizzato per
obiettivi,   sia   per   discutere  della  eventuale  gestione  delle
emergenze/urgenze  che si sono presentate nell'arco delle 24 ore, sia
per  verificare l'andamento dei programmi terapeutici degli utenti in
carico.   Le   funzioni  previste  sono  quelle  del  PON.  Il  luogo
privilegiato  dell'intervento  e'  la domiciliarita' (non intesa solo
come contesto abitativo del paziente). Va evidenziato che il sostegno
psicosociale ai familiari conviventi e' di prioritaria importanza.
    Il  centro  di  salute mentale deve programmare la gestione delle
persone   con   disturbo   psichiatrico   grave  mediante  interventi
terapeutici   di   dimostrata   efficacia  sul  piano  farmacologico,
psicologicopsicoterapico   e   riabilitativo.   Per  perseguire  tali
finalita'  e'  opportuno  che  l'equipe  svolga  un  lavoro  di  rete
clinico-sociale  con  i medici di medicina generale, con le attivita'
dei distretti, del dipartimento di prevenzione, con i servizi sociali
dei comuni.
    L'equipe  del  centro  di salute mentale definisce con l'apertura
della cartella clinica dipartimentale la presa in carico del paziente
psichiatrico  ed  allo  stesso tempo il piano terapeutico individuale
con  obiettivi di salute espliciti, definiti nel tempo con periodiche
verifiche.   Eventualmente,   devono   essere  attuate  le  procedure
professionali  al  fine  di  conoscere i motivi dell'interruzione del
trattamento  pianificando ogni intervento utile a ottenere l'adesione
dell'utente.  Il programma terapeutico va possibilmente condiviso tra
l'equipe curante, il paziente ed i suoi familiari.
    L'UOC  dell'area  territoriale  e' costituita dai CSM, ubicati ad
Isernia, Campobasso e Termoli, con una sede opportuna individuata dal
direttore  generale  della ASL. L'attivita' del CSM, disciplinata dal
regolamento   di   Dipartimento,   e'   il   fulcro   dell'assistenza
psichiatrica  e  rappresenta  un  insieme  di strutture e di funzioni
organizzative  che  consentono  di coordinare tutti gli interventi di
prevenzione,   cura,   riabilitazione  e  reinserimento  sociale  nel
territorio di competenza.
    Il direttore del CSM coordina le figure professionali assegnate.
    Gli     psicologi    svolgono    le    attivita'    diagnostiche,
psicoterapeutiche  e  di clinica psicologica presso la sede del CSM e
presso  tutte le altre strutture territoriali ed ospedaliere del DSM.
Gli  assistenti  sociali,  allo  stesso  modo,  svolgono  le  proprie
attivita'  presso  il CSM e presso tutte le strutture territoriali ed
ospedaliere del DSM.
    Il  CSM deve essere integrato funzionalmente con le attivita' dei
Distretti  e  del  Dipartimento  di  Prevenzione,  con i quali il DSM
concorda protocolli d'intesa, anche al fine di garantire l'assistenza
presso le case circondariali, le strutture sanitarie private, le case
di  riposo,  le  strutture  pubbliche e private, gli ospedali che non
ospitano il servizio psichiatrico, ecc.
    Il  direttore  del  CSM,  componente  di  diritto del Comitato di
Dipartimento,  coordina  tutte  le attivita' delle varie UTSM (di cui
all'Art.  10  della  legge regionale n. 30/2002), tenendo conto della
necessita' di garantire un'assistenza psichiatrica capillare.
    Il  direttore  del CSM definisce, all'interno del regolamento del
DSM,  le  proprie  funzioni  in  merito all'assistenza residenziale e
territoriale,  i  rapporti  con  gli  enti  gestori  delle  strutture
residenziali  e  semiresidenziali,  l'organizzazione delle UTSM a lui
assegnate.
    Il  direttore  del  CSM, coordina le attivita' delle varie UTSM e
relaziona periodicamente al direttore del DSM.
    Il direttore del CSM segnala al DG della ASL competente eventuali
inadempienze o disfunzioni degli enti gestori.
    Tutte  le  strutture di cui all'Art. 8 lettere a), d), e), f), g)
h), della legge regionale n. 30/2002 sono parte integrante del Centro
di   salute   mentale,   nelle   sue   articolazioni   funzionali  ed
organizzative e vengono coordinate dal direttore del CSM.
    Il CSM ha competenza su:
      A) centro diurno;
      B) ambulatori clinici decentrati;
      C) strutture residenziali e semiresidenziali;
      D) ogni altra attivita' territoriale.
A) Centro diurno (CD).
    Il  CD  e'  struttura semiresidenziale del CSM (Art. 8 lettera g)
della     legge     regionale     n.     30/2002)     con    funzioni
terapeutico-socio-riabilitative, collocata nel contesto territoriale,
in collegamento organizzativo e funzionale con una o piu' UTSM.
    Aperto  otto  ore al giorno nei giorni feriali, dispone di locali
idonei e attrezzati ed ha, sulla base delle attivita' erogate e della
prevalente   tipologia   degli   utenti,  finalita'  risocializzanti,
riabilitative, di inserimento e di formazione lavorativa.
    Nell'ambito di progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati,
consente  di  sperimentare  ed  apprendere  abilita'  (cura  di  se',
attivita'  della  vita  quotidiana,  relazioni  interpersonali  e  di
gruppo,    inserimento    lavorativo);    promuove    attivita'    di
coinvolgimento,   informazione   ed   educazione  socio-sanitaria  ai
familiari  degli  utenti, anche in collaborazione con le associazioni
di volontariato.
    Il  centro diurno e' la sede degli interventi che, attraverso una
continua   opera   di   mediazione   sociale,   sono  finalizzati  al
mantenimento   dell'utente   in  famiglia,  al  progresso  delle  sue
relazioni  sociali,  al migliore reinserimento possibile nel contesto
di appartenenza.
    La  modalita'  operativa peculiare del centro diurno consiste nel
lavoro  d'analisi, raccordo, valorizzazione ed ampliamento delle reti
relazionali nelle quali e' inserito il soggetto in cura.
    Il  CD  deve pertanto avere finalita' riabilitative attraverso un
ambiente   con   adeguato   livello  di  stimolazione  ed  interventi
strutturati.
    Il  CD,  tra  l'altro,  deve  aprire  spazi  operativi importanti
svolgendo  un  continuo  ruolo  di  mediazione tra le possibilita' di
migliorare  il  modo  di abitare il territorio offerte dal contesto e
gli aspetti piu' perturbanti della mente del paziente.
    Ci deve essere una gradualita' di interventi, in un percorso che,
da  attivita'  piu' informali e poco strutturate, consenta di passare
ad  attivita' gradualmente piu' impegnative in senso relazionale, che
comportino  un  «fare  gruppo» con obiettivi condivisi. Essenziale e'
pertanto il posizionamento del CD in un'ottica d'integrazione sociale
e di condivisione di parti delle problematiche alla comunita'.
    Speciale  attenzione  va  data alla riabilitazione lavorativa. Le
opportunita' d'inserimento lavorativo dei pazienti sono troppo spesso
configurate  come possibilita' di svolgere lavori «socialmente umili»
e  si  riducono  di  fatto  a  coprire  fasce  di  mercato del lavoro
marginali,  inducendo  una  competizione tra emarginati di vario tipo
(giardinaggio, pulizia, facchinaggio ecc.).
    E'  necessario  individuare  con  piu' accuratezza i deficit e le
risorse  di  ciascun  soggetto e delineare caratteristiche e qualita'
che  sono richieste per coprire ruoli lavorativi diversi, distinguere
tra  una ritrovata capacita' d'attivazione (come esito di un processo
riabilitativo che migliora la qualita' della vita del soggetto ma non
e'  «spendibile» sul mercato del lavoro) e una capacita' di sostenere
impegni lavorativi veri, seppur in un ambito protetto.
    Nello  spazio intermedio tra domanda ed offerta di lavoro si deve
collocare   la   formazione  finalizzata  e  la  funzione  di  figure
d'intermediazione   che   facilitino   e   sostengano   il   processo
d'inserimento (vedi legge n. 68 sul collocamento al lavoro e legge n.
328 sull'integrazione sociale).
    Il   Centro   diurno  puo'  essere  gestito  dal  DSM  e/o  dalle
cooperative    sociali,    con   l'eventuale   collaborazione   delle
associazioni  di  volontariato.  Fatti  salvi  i requisiti minimi per
l'accreditamento cosi' come definiti dalla Regione, i rapporti con il
DSM  sono regolati da apposite convenzioni che, stipulate con la ASL,
garantiscano la continuita' della presa in carico.
B) Ambulatori clinici decentrati.
    Sono  strutture  periferiche  definite  dal  direttore del CSM in
considerazione  delle  esigenze  territoriali,  preferibilmente nelle
sedi  dei distretti, dei poliambulatori e/o, ove necessario, in altri
sedi pubbliche o private.
    Negli ambulatori decentrati si svolgono prevalentemente attivita'
di prevenzione secondaria e di psicoterapia, o altri compiti definiti
dal  Regolamento interno del DSM, nell'ottica di un percorso di presa
in   carico   globale   e  di  equipe,  tipico  dell'approccio  della
psichiatria  di  comunita'  teso  ad  evitare la frammentazione degli
interventi.
    Tra  le  altre  funzioni,  si  richiama  l'attenzione  su  quelle
destinate  a dare risposte agli utenti (ad esempio certificazioni per
malattia,  invalidita',  idoneita'  ecc.)  o per adempiere agli altri
obblighi  di  legge  (ad  esempio la prescrizione di psicofarmaci con
nota ministeriale).
C) Strutture residenziali.
    Sono  strutture  extra-ospedaliere  del  CSM in cui si svolge una
parte  del  programma  terapeutico-socio-riabilitativo  per utenti di
esclusiva  competenza  psichiatrica,  come  chiaramente  indicato nei
Progetti-Obiettivo  Nazionali,  con  lo  scopo di offrire una rete di
rapporti  e  di  opportunita' emancipative, all'interno di specifiche
attivita'      riabilitative.      Sulla     base     di     esigenze
clinico-epidemiologiche  territoriali, ogni DSM puo', nel Regolamento
interno,  diversificare  le  CRP  adeguandole a particolari tipologie
cliniche   o   demografiche   degli   utenti   (ad  esempio  pazienti
psicogeriatrici  o  con  doppia  diagnosi,  disturbi dell'adolescenza
ecc.),   provvedendo   altresi'   alla   specifica  formazione  degli
operatori.
    Le  strutture  residenziali,  in  accordo  con i requisiti minimi
strutturali  del  decreto  del Presidente della Repubblica 14 gennaio
1997, sono differenziate in:
      a) ad alta attivita' terapeutico-socio-riabilitativa (ex Centri
di recupero psichiatrico) con presenza di personale per 24 ore;
      b) a   media   attivita'  terapeutica-socio-riabilitativa,  con
presenza di personale per 12 ore;
      c) gruppi appartamento.
a) Strutture        residenziali        ad       alta       attivita'
terapeutico-socio-riabilitativa,  come  dall'Art.  8 lettera f) della
legge  regionale  n. 30/2002: ex centri di recupero psichiatrico, ora
denominati comunita' di riabilitazione psicosociale (CRP).
    Ogni  CRP  di  cui all'Art. 8 lettera f) della legge regionale n.
30/2002,  deve  essere  dotata  di  dieci  posti-letto  a partire dal
31 dicembre  2005  ed  essere  in  regola con le norme concernenti le
civili abitazioni.
    Il rapporto complessivo tra il personale operante nella struttura
(escludendo  i  consulenti) ed i pazienti non deve essere inferiore a
1/1.
    Gli  stabili  gia'  adibiti a CRP sono concessi in comodato d'uso
alle societa' cooperative (o ai consorzi di cui fanno parte), ponendo
a carico del soggetto gestore le spese di manutenzione ordinaria.
    In   considerazione   dell'avvenuta  deistituzionalizzazione  dei
pazienti  d'origine  molisana  ricoverati negli OP extraregionali, si
stima  che  il  fabbisogno regionale dei posti letto nelle CRP sia in
numero di centoquaranta in tutta la Regione Molise. Eventuali deroghe
al  numero  di  posti  letto,  dettate  da particolari necessita' che
riguardano  prioritariamente  il  territorio del Basso Molise, devono
preventivamente   essere  autorizzate  dal  consiglio  regionale.  La
riduzione   dei   posti-letto   sara'  possibile  dimettendo  in  via
prioritaria  i  pazienti  con  bisogni assistenziali stabilizzati (ad
esempio,   pazienti   in  eta'  geriatrica  o  affetti  da  patologie
neurosensoriali,   deficit   intellettivi,   ecc.)   la  cui  attuale
condizione sia divenuta prevalente rispetto a quella psicopatologica.
    Le  cooperative  gestori delle CRP gia' esistenti o loro consorzi
dovranno essere in possesso dei requisiti strutturali, tecnologici ed
organizzativi  previsti  dalla  vigente  normativa  e dovranno essere
accreditate   provvisoriamente   ex   Art.   8-quater,  comma  7  del
decreto-legge  n.  502/1992 fino all'accreditamento definitivo. A tal
fine,   entro   novanta   giorni   dall'approvazione   del   presente
regolamento,  i  soggetti  gestori  delle  strutture,  o  per  loro i
consorzi  di  cui fanno parte, devono formulare apposita richiesta di
accreditamento  alla  Regione  Molise,  che  deve  pronunciarsi sulla
richiesta   entro  il  termine  di  novanta  giorni  dal  ricevimento
dell'istanza.  Detto  termine  puo' essere sospeso una sola volta per
disporre  l'acquisizione  di documenti indispensabili per la completa
istruttoria.
    Alla domanda d'accreditamento provvisorio deve essere allegata la
seguente documentazione:
      planimetria  dei  locali  adibiti  a struttura residenziale con
relativa relazione tecnica;
      autorizzazione  sanitaria  alla preparazione e somministrazione
degli alimenti di cui alla legge n. 283/1962;
      copia libretti sanitari degli operatori;
      copia    Piano    d'autocontrollo   alimentare   previsto   dal
decreto-legge n. 155/1997;
      copia  del documento di valutazione dei rischi per la sicurezza
e la salute dei lavoratori ai sensi del decreto-legge n. 626/1994;
      autocertificazione  del legale rappresentante dell'ente gestore
attestante l'elenco dei lavoratori con la relativa esperienza.
    In  linea di massima, i gestori delle CRP devono garantire: buone
condizioni degli ambienti (come l'imbiancatura almeno triennale delle
pareti,  le  dotazioni  complete  e funzionanti dei servizi igienici,
l'erogazione   d'acqua   calda  sempre  garantita);  rispetto  di  un
programma  di  manutenzione ordinaria della struttura; organizzazione
tale che ogni paziente abbia uno spazio che puo' considerare come suo
ed   esista  del  mobilio  per  conservare  in  modo  sicuro  oggetti
personali;   arredamento  conforme  a  quanto  in  uso  nelle  civili
abitazioni  ed  appropriato  alle  necessita'  degli  utenti,  stanze
personalizzate  con  elementi decorativi, biancheria individualizzata
in  quantita'  adeguata  e  non  di tipo ospedaliero; tuffi gli spazi
accessibili  agli utenti durante il giorno, tranne eventuali dispense
o depositi; accesso libero alla struttura, nel rispetto della privacy
degli  ospiti  e  purche'  non interferisca con le attivita' interne;
lavoro   organizzato   secondo   il  modello  d'equipe:  ogni  membro
dell'equipe   deve   partecipare   alla   formulazione  dei  progetti
riabilitativi   e   valutarne   l'andamento  nel  corso  di  riunioni
periodiche;  per  ciascun utente in carico deve essere individuato un
operatore  e/o  un  gruppo di operatori di riferimento e redatto, con
l'equipe  del  CSM,  un  programma  riabilitativo  personalizzato con
attivita'   riabilitative   finalizzate  ad  obiettivi  specifici  ed
effettivamente  raggiungibili  per  ciascuno  degli utenti coinvolti;
rapporto  con  le  famiglie  dei  pazienti e tra i pazienti ed i loro
familiari  costante  e  periodico;  utente  e familiari adeguatamente
incoraggiati  ad  assumere  ruoli  attivi  nel trattamento, informati
sullo  stato  di  salute  e  sull'andamento del programma terapeutico
riabilitativo; i pasti adeguati per quantita' e qualita' ai requisiti
nutrizionali;  condizioni  di pulizia, igiene e profilassi curate con
estrema   attenzione.   Sono  salvaguardate  le  14  CRP  al  momento
funzionanti  cosi'  come  contenuto  nel  Piano  sanitario  regionale
(delibera  consiglio  regionale  del 30 dicembre 1996 n. 505) e legge
regionale   n.   30  del  6 novembre  2002,  ubicate  nel  territorio
regionale.  Tanto  si  rende necessario soprattutto per la comprovata
efficacia   terapeutica,  caratterizzata  dalla  personalizzazione  e
l'umanizzazione degli spazi, la collocazione nel contesto urbano e la
possibilita' per gli utenti di accedere alle opportunita' offerte dal
territorio.
    La  Regione  riconosce l'esperienza professionale degli operatori
che   lavorano   nelle   CRP  da  almeno  cinque  anni  anteriormente
all'entrata  in vigore della legge regionale n. 30/2002 che non vanno
intese   come  soluzione  abitativa  per  gli  utenti,  perche'  sede
d'attivita'  riabilitative  e  risocializzanti  e  volte  al recupero
funzionale  e  sociale  del  paziente,  con  l'obiettivo  finale  del
reinserimento   sociale  e  lavorativo  e,  in  ogni  modo,  fino  al
raggiungimento   del  massimo  livello  d'autosufficienza  personale,
sociale e/o lavorativa acquisibile.
    Le  attivita' riabilitative e di socializzazione residenziali e a
ciclo diurno sono effettuate esclusivamente nelle strutture di cui al
presente regolamento e nel rispetto dei relativi standards che devono
garantire  risposta  ai  bisogni  dei pazienti che provengono dall'OP
(originariamente residenti nello specifico bacino territoriale) o dal
territorio  di propria competenza. Il CSM assicura la copertura di un
numero    di   ore   d'assistenza   specialistica   necessaria   alla
realizzazione  di  progetti terapeutico-riabilitativi. Le cooperative
sociali  si  avvalgono  dei propri operatori e delle eventuali figure
professionali previste dalle normative relative all'accreditamento.
    L'accesso  e  la dimissione dei pazienti avvengono in conformita'
ad un programma personalizzato concordato e periodicamente verificato
fra  CSM,  struttura  residenziale,  pazienti ed eventuali persone di
riferimento.   Il   coordinamento   e'   affidato   allo   psichiatra
responsabile della relativa UTSM.
    Ogni  utente accede alla struttura dopo la stesura di un progetto
terapeutico  elaborato  e definito, sotto la responsabilita' del CSM,
tra  utente  ed  ente  gestore  che  contenga con chiarezza tutti gli
elementi necessari a valutare gli obbiettivi da raggiungere, le tappe
di  tali  realizzazioni,  i  tempi necessari e i risultati attesi. Il
progetto e' aggiornato periodicamente secondo i risultati conseguiti.
    Le  dimissioni  dell'utente,  dopo  il completamento del progetto
terapeutico-riabilitativo    o   per   l'impossibilita'   della   sua
realizzazione,  avvengono  su  disposizione  del  CSM  attraverso  la
stesura di una relazione finale, sentito l'ente gestore.
    Le   ammissioni  e  le  dimissioni  dei  pazienti  devono  essere
comunicate per iscritto alla ASL di competenza.
    Le   strutture   riabilitative   devono   favorire  e  promuovete
l'integrazione con la comunita' circostante. Gli eventuali interventi
d'urgenza  psichiatrica  sono  garantiti  dal  Servizio  di emergenza
territoriale-118 dal presente regolamento.
    A  norma  dell'Art. 9, comma 5, della legge regionale n. 30/2002,
le  cooperative  che  gestiscono  le  strutture  residenziali possono
effettuare  oltre all'attivita' di tipo residenziale, anche attivita'
di   tipo   territoriale  per  favorire  l'inserimento  dei  pazienti
psichiatrici   nella   comunita',   attraverso   specifici  programmi
socio-terapeutico-riabilitativi redatti dalla UTSM.
B)       Strutture      residenziali      a      media      attivita'
terapeutico-socio-riabilitativa.
    Ogni DSM puo' ospitare fino a venti pazienti in queste strutture,
presso cui viene effettuata attivita' terapeutico-socio-riabilitativa
di  cui all'Art. 8 lettera g) della legge regionale n. 30/2002. Oltre
ai  pazienti  gia'  in carico semi-residenziale presso le CRP (fino a
tre  pazienti  per  ogni  CRP),  altri pazienti (comunque non piu' di
venti  per  ogni  DSM) possono essere ospitati presso altre strutture
del  territorio  di  competenza  accreditate  o  da accreditare. Sono
generalmente  pazienti  con  discreto  grado d'autosufficienza ma non
tale da rendere ancora possibili e vivere in totale autonomia.
    Sono  enti  gestori  di  queste  strutture  le cooperative di cui
all'Art.   9  comma  5  della  legge  n.  30/2002,  mediante  accordi
contrattuali con il DG della ASL tramite il DSM competente.
C)       Strutture      residenziali      a      bassa      attivita'
terapeutico-socio-riabilitativa.
    Al momento si identificano con i Gruppi-Appartamento (GA).
    Ogni  CSM  gestisce, tramite le proprie UTSM, Gruppi-Appartamento
il  cui numero e' definito in base alle oggettive necessita' cliniche
e alle disponibilita' di risorse della ASL.
    Il  GA,  di  cui  all'Art.  8 lettera h) della legge regionale n.
30/2002,  accoglie utenti con un livello di sufficiente autonomia che
stanno  perseguendo  un  progetto terapeutico riabilitativo formulato
dal CSM, utente ed ente gestore.
    Ogni GA puo' ospitare fino ad un massimo di quattro ospiti, avere
i  requisiti  strutturali  comuni ad una civile abitazione, essere in
regola  con  le  norme  d'abitabilita' e impiantistica previste dalla
normativa  vigente.  Gli  ospiti  sono  inseriti in tutti i programmi
terapeutici  e riabilitativi di tutte le strutture dell'intero DSM in
tutte le sue articolazioni strutturali, organizzative e funzionali.
    Sono  enti gestori le cooperative di cui all'Art. 9 comma 5 della
legge  n.  30/2002,  mediante  accordi  contrattuali con il direttore
generale della ASL tramite il DSM competente.
17. Ruolo degli enti locali.
    Gli  enti  locali,  in  relazione alle proprie competenze in tema
d'interventi e servizi sociali, collaborano con le proprie specifiche
risorse         alla         realizzazione        del        progetto
terapeutico-socio-riabilitativo   redatto   dal   DSM,  eventualmente
destinando quote adeguate dei propri bilanci.
18. Diritti degli utenti.
    Alle  persone  portatrici  di  disagio  e di disturbo mentale che
utilizzano prestazioni e servizi del D.S.M., in qualsiasi circostanza
e  in  qualsiasi  momento  deve essere garantito l'accesso ai diritti
previsti dalla Costituzione.
    I  servizi  dovranno pone ogni attenzione al rispetto reale delle
differenze   di   genere,  razza,  religione,  ernia,  eta',  lingua,
organizzando    ove   possibile   risposte   e   strutture   adeguate
all'esercizio concreto di tale attenzione.
19. Tariffe per le attivita' riabilitative e territoriali.
    Le  competenze  (aggiornate,  a partire dal 1° gennaio 2004 e poi
ogni anno, in relazione all'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le
famiglie  di  operai  ed impiegati) che le Aziende ASL devono erogare
per  l'anno  2003 in favore delle cooperative sociali o loro consorzi
per  la  gestione  delle strutture residenziali e semi-residenziali e
per  le  prestazioni  rese  nell'ambito  dell'attivita' di assistenza
territoriale, sono cosi' regolamentate:
19.1.   Strutture   residenziali   ad   alta   attivita'  terapeutica
socio-riabilitativa-comunita' di riabilitazione psicosociale (CRP).
    a) Per quanto riguarda le tariffe dei CRP:
      la  retta  giornaliera  per la CRP che ospita dieci pazienti e'
stabilita  per  ogni  ospite  in  Euro 107  piu'  IVA  al giorno, con
eventuale  aumento  tra  il  5  ed  il 15% correlato alla presenza di
personale  specializzato specifico (infermieri, psicologi, assistenti
sociali,   animatori   di   comunita',   educatori,  terapisti  della
riabilitazione   psichiatrica  e  psicosociale,  ecc.)  nell'organico
dell'ente  gestore,  sulla  base  di  quanto  deciso  dal Comitato di
dipartimento;
      3  euro piu' IVA al giorno per ospite, destinate alle attivita'
riabilitative,   produttive,   di  tempo  libero  e  all'acquisto  di
materiale  riabilitativo  (fondo  per  le  attivita'  riabilitative),
secondo quanto disposto dal direttore del CSM;
      il pagamento delle rette di ricovero dei pazienti presso le CRP
sono  a  carico della SSL competente, il 90% della retta mensile deve
essere  corrisposto  all'ente  gestore entro il quinto giorno di ogni
mese,  a  titolo  di anticipazione, mentre il restante 10% va erogato
entro i successivi sessanta giorni;
      la   retta  deve  essere  corrisposta  dalla  ASL  direttamente
all'ente  gestore,  in  relazione al numero dei posti-letto impegnati
nella CRP e tenuti disponibili;
      deve  quindi  essere corrisposta anche relativamente ai periodi
durante i quali i pazienti siano temporaneamente ricoverati presso la
struttura  ospedaliera  ovvero  siano  assenti  per altre motivazioni
correlate  alle  esigenze  attuative del piano di trattamento; il 70%
delle   somme   relative   ai   periodi   di  assenza  restano  nella
disponibilita' dell'ente gestore, il 30 % verra' utilizzato nel fondo
per  le attivita' riabilitative secondo quanto disposto dal direttore
del CSM;
      ciascun  paziente  e'  tenuto  a  versare all'Ente gestore, nel
fondo riabilitativo gestito secondo le disposizioni del direttore del
CSM,  un  contributo  mensile nella misura del 10% del suo reddito se
questo e' pari o inferiore alla pensione sociale, 30% del suo reddito
se compreso tra l'importo della pensione sociale e quello minimo INPS
per i lavoratori dipendenti, il 40% del suo reddito se superiore alla
pensione minima INPS per lavoratori dipendenti.
    b)  La  legge  regionale n. 30/2002 all'Art. 9 comma 3 stabilisce
che  entro  il 31 dicembre 2005 ciascun DSM deve provvedere a ridurre
da quindici a dieci i posti letto nelle CRP per la degenza ordinaria.
I  DSM hanno iniziato le dimissioni gia' dall'entrata in vigore della
suddetta  legge.  Pertanto,  a  partire  dall'entrata in vigore della
suddetta  legge e fino al 31 dicembre 2005, a fronte di una relazione
del direttore del DSM o CSM, dovra' essere corrisposto a ciascuna CRP
il  corrispettivo  di  cui  al punto precedente (107 euro piu' IVA al
giorno  moltiplicato 10), anche se le presenze giornaliere sono state
inferiori a quindici ospiti.
    c)  Il  comitato di dipartimento garantisce, tramite il direttore
del  CSM,  la  corretta  gestione  delle CRP (e delle altre strutture
residenziali  e semi-residenziali) in tutti i suoi aspetti tecnici ed
organizzativi,   anche   mediante   un   assiduo   monitoraggio   sul
raggiungimento   degli  obiettivi,  sull'utilizzazione  delle  somme,
destinate   alla   riabilitazione,   sui  programmi,  sulla  corretta
applicazione degli accordi contrattuali.
    Il rapporto complessivo tra operatori addetti ed ospiti delle CRP
non  deve  essere  inferiore  ad  1:1  per  garantire  un trattamento
individualizzato.  Le  eventuali sostituzioni totali o parziali degli
operatori  addetti  alle  CRP  devono essere effettuate con personale
avente qualifica equivalente.
    d)  Il  «fondo  per  le  attivita'  riabilitative» e' gestito dal
direttore  del  CSM,  il  quale  concorda un programma annuale con il
comitato di dipartimento.
19.2.      Strutture      residenziali      a     media     attivita'
terapeutico-socio-riabilitativa  con presenza di personale per dodici
ore giornaliere.
    La  retta  giornaliera  socio-riabilitativa e' stabilita per ogni
utente  in  Euro 45,00 piu' IVA al giorno se in trattamento presso le
CRP  e  in  65,00  al  giorno piu' IVA se in trattamento presso altre
strutture,  con  eventuale aumento tra il 5 ed il 15 % correlato alla
presa  in  carico  da  parte  di  personale  specializzato  specifico
(infermieri,  psicologi,  assistenti sociali, animatori di comunita',
educatori,    terapisti    della    riabilitazione   psichiatrica   e
psicosociale,  ecc.)  nell'organico  dell'ente gestore, sulla base di
quanto  deciso dal comitato di dipartimento su proposta del direttore
del CSM.
    La  retta sara' erogata ad effettiva presenza dei pazienti: anche
per  questi  si  attua  quanto  previsto  dagli  Art. 11.4 e 11.5 del
«Regolamento Regionale» 16 febbraio 1993 n. 1.
19.3 Gruppo appartamento.
    La  retta  giornaliera e' stabilita per ogni utente in Euro 40,00
piu' IVA. La retta sara' erogata ad effettiva presenza del paziente.
    Le   Cooperative   garantiscono   le  attivita'  riabilitative  e
l'assistenza  (aiuto  agli  ospiti  nella  gestione  del  quotidiano,
pulizie,  lavanderia,  preparazione del vitto, igiene personale ecc,)
in  tutti  i  giorni  dell'anno,  in  fasce  orarie di quattro ore al
giorno.
    Sono  a  carico  degli  ospiti le varie utenze (luce, acqua, gas,
telefono,  rifiuti, ecc) che eccedano un equo consumo il cui standard
e' definito dal CSM.
    Gli accordi contrattuali tra DSM, tramite il CSM, ed ente gestore
definiscono nei dettagli le competenze operative ed economiche.
19.4. Centro diurno.
    Il  numero  di  pazienti  seguiti  presso  il centro diurno ed il
relativo  corrispettivo da attribuire all'eente gestore sono definiti
tramite  accordi  tra il direttore del DSM ed il DO della ASL in base
alle  oggettive  necessita' cliniche e alle disponibilita' di risorse
della  ASL.  In  linea  di  massima, si suggerisce che ciascun centro
diurno  debba comprendere un numero di dieci - quindici utenti ed una
retta  giornaliera  di  65-85  euro piu' IVA correlata alla tipologia
delle prestazioni e del personale impegnato.
19.5. Attivita' territoriale.
    Il  numero di pazienti seguiti dalle varie UTSM sul territorio e'
definito   in   base   alle  oggettive  necessita'  cliniche  e  alle
disponibilita' di risorse della ASL.
    La prestazione oraria e' stabilita in Euro 10,00 piu' IVA, con un
aumento tra il 5 ed il 15% correlato alla presa in carico da parte di
personale  specializzato specifico (infermieri, psicologi, assistenti
sociali,   animatori   di   comunita',   educatori,  terapisti  della
riabilitazione   psichiatrica  e  psicosociale,  ecc.)  nell'organico
dell'ente gestore, sulla base di quanto deciso dal CSM.
    Inoltre,  sara'  corrisposto un rimborso chilometrico pari ad 1/5
del costo della benzina.
    Il presente regolamento sara' pubblicato nel Bollettino Ufficiale
della Regione Molise.

      Campobasso, 26 gennaio 2004

                                IORIO