MINISTERO DELLA DIFESA

COMUNICATO

Conferimento di onorificenze al merito dell'Esercito
(GU n.8 del 10-1-2002)

    Con  decreto  ministeriale  4 giugno 2001 sono state conferite le
seguenti ricompense:

                             Croce d'oro
    Al col. Giangiacomo Calligaris, nato il 2 novembre 1956 a Napoli,
con la seguente motivazione:
      "Capo  della  "Joint  implementation  commission  della brigata
multinazionale  ovest durante l'operazione "Joint guardian in Kosovo,
assumeva  la competenza delle delicatissime problematiche relative ai
rapporti tra i reparti del contingente, le milizie albano-kosovare ed
il   personale   dell'etnia   serba   ancora  presente  nell'area  di
responsabilita'    della    grande   unita'.   Pienamente   cosciente
dell'importanza  determinante  della  funzione  assolta  per  l'esito
positivo  della  missione  e  consapevole  della  influenza della sua
attivita' sulle operazioni condotte dalla brigata, profondeva in ogni
circostanza   tutte   le  sue  eccezionali  potenzialita',  divenendo
immediatamente elemento di insostituibile riferimento per tutti.
    Profondamente    determinato    a   contribuire   fortemente   al
raggiungimento   degli   obiettivi   dell'operazione   e  ad  elevare
l'immagine  dell'Italia nel contesto internazionale, si impegnava con
una  disponibilita'  encomiabile,  prodigandosi  senza  sosta  e  con
incredibile  continuita'  per  superare  i  motivi  di  contrasto  ed
assicurare il rispetto delle disposizioni.
    Nei  frequenti  contatti  con  le  fazioni  e  le milizie, spesso
radicate  su  posizioni  rigide  e  preconcette,  dosava  in  maniera
efficacissima   atteggiamenti  risoluti  e  determinati  ed  aperture
intelligenti,  riuscendo  sempre  a  gestire  in  senso favorevole al
processo  di  pace  i  rapporti  con  personaggi  di  grande rilievo,
carismatici  e di notevole seguito popolare, quali erano i capi delle
etnie e delle varie fazioni.
    La  sua  incisiva, costante e sempre tempestiva azione consentiva
di  risolvere  positivamente  numerose  situazioni  nelle quali erano
coinvolti  uomini  del  contingente  e  che  erano  caratterizzate da
fortissima  tensione e spesso gia' al limite dello scontro armato con
le  milizie  operanti  nel  territorio  kosovaro.  La  sua  opera, in
sostanza,  risultava  determinante nell'attenuare progressivamente le
situazioni  di  pericolo  per  le unita' del contingente, elevando le
condizioni di sicurezza del personale.
    Con  eccezionale  costanza,  elevatissima  autorevolezza,  grande
capacita'  di  persuasione  ed instancabile determinazione, poneva in
atto  tutte  le  misure  e  le  azioni  necessarie  per accelerare il
processo   di  smilitarizzazione  delle  milizie,  ottenendo  i  piu'
significativi  risultati nella consegna delle armi leggere e pesanti.
che  erano  ancora  in  possesso  alle  fazioni e che costituivano il
principale ostacolo al processo di pacificazione dell'area.
    Limpida   e  carismatica  figura  di  ufficiale,  che  ha  saputo
trasfondere  nei collaboratori italiani ed esteri alle sue dipendenze
grande  senso del dovere ed altissima motivazione e che ha elevato in
maniera  determinante,  grazie  alla sua professionalita' ed alla sua
generosita',  l'immagine  dell'Italia  nel contesto internazionale.".
Pec (Kosovo), 7 luglio - 7 settembre 1999.
    Al  col. Antonio  Alecci,  nato  il  4 febbraio  1955  a Vittoria
(Ragusa), con la seguente motivazione:
      "Comandante  del  18   reggimento bersaglieri presso la brigata
multinazionale  ovest  partecipante  in  Kosovo all'operazione "Joint
guardian  , assolveva le sue funzioni con grandissima determinazione,
eccezionale professionalita' e spiccato senso del dovere.
    Grazie alla sua costante attenzione verso tutti gli aspetti della
missione,  l'unita'  alle  sue  dipendenze assumeva immediatamente la
capacita'  operativa  necessaria  per  assolvere  i  delicati compiti
assegnati.
    Nonostante   la   gravosita'   dell'impegno,   l'indeterminatezza
operativa  e  la situazione drammatica e complessa che caratterizzava
il  Kosovo  al termine del conflitto, operava con decisione, fermezza
ed   equilibrio,   consentendo  all'unita'  di  superare  momenti  di
grandissima  tensione  e  fortemente  pericolosi  per il felice esito
della  missione.  Le sue elevatissime capacita' di comando emergevano
chiaramente  nella  situazione di acceso contrasto che caratterizzava
l'area  di  Pec  e Decani, dove il reggimento alle sue dipendenze era
arrivato  quale  prima unita' della forza internazionale, e rendevano
possibile l'avvio di un lento ma prezioso processo di pacificazione.
    L'insieme armonico delle sue bellissime qualita' professionali ed
umane  gli  consentiva  non  solo di pianificare e condurre con i piu
brillanti  risultati  numerose  operazioni  di grande delicatezza, ma
anche  di  interpretare in maniera estremamente equilibrata i compiti
del contingente. Allorche' le attivita' assumevano carattere di grave
pericolo   per  i  soldati  del  reggimento  e  per  la  popolazione,
partecipava personalmente alle operazioni garantendo la sicurezza del
personale e l'assolvimento del compito.
    Magnifica  figura  di  ufficiale  e  di  comandante,  che  sapeva
trasfondere  negli uomini alle sue dipendenze grande senso del dovere
e motivazione altissima e che ha contribuito in maniera determinante,
grazie   alla   sua   professionalita'   ed   alla  sua  generosita',
all'elevazione     dell'immagine     dell'Italia     nel     contesto
internazionale.". Pec (Kosovo), 16 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  ten.  col. Giovanni Savarese, nato il 13 febbraio 1958 a Cava
dei Tirreni (Salerno), con la seguente motivazione:
      "Capo di stato maggiore della brigata bersaglieri "Garibaldi in
Fyrom  nell'ambito  dell'operazione  "Joint  guarantor  e, poi, della
brigata  multinazionale  ovest  in Kosovo nell'ambito dell'operazione
"Joint  guardian  ,  assolveva  le  sue  determinanti funzioni per il
considerevole  periodo  di  6 mesi,  in maniera esemplare, incisiva e
preziosissima  per  il successo della missione figura fondamentale ed
insostituibile  del contingente militare italiano, costituiva in ogni
circostanza elemento di sicuro ed essenziale riferimento per tutto il
comando  e  per  i  reparti  dipendenti,  riuscendo con straordinaria
professionalita',  grande  acume  e  spiccato  buon senso a gestire e
coordinare  le  numerose,  complesse  e  delicatissime  attivita' che
interessavano  incessantemente  le unita' della brigata durante tutta
la permanenza nei balcani.
    Nei primi giorni delle operazioni in Fyrom, percepita in tutta la
sua  gravita' la drammatica situazione delle centinaia di migliaia di
profughi  che  si  riversavano  nell'area  provenendo  dal  Kosovo  e
valutata  immediatamente  l'importanza  dell'attivita'  di  soccorso,
predisponeva   misure   di   straordinaria   efficacia,   organizzava
perfettamente  il  personale  ed  i  mezzi  disponibili  ed infondeva
eccezionale  spirito  di  solidarieta'  negli  uomini impegnati negli
aiuti,  consentendo  al  contingente  di  soddisfare  le  grandissime
richieste  di  sostegno  e  quindi  di  alleviare le sofferenze della
popolazione.  Al  momento dell'ingresso in Kosovo, emersa chiaramente
la  complessita',  la delicatezza e la pericolosita' della situazione
operativa,  riorganizzava il dispositivo del contingente ed elaborava
direttive  perfettamente  aderenti  alla  nuova  realta', mettendo le
unita'  italiane,  spagnole e portoghesi della brigata multinazionale
ovest   nelle   condizioni   di  assolvere  completamente  i  compiti
assegnati.  L'eccezionale  capacita'  di pianificazione e la profonda
esperienza  di  operazioni fuori area gli consentivano di predisporre
sempre perfettamente le attivita' della grande unita'. Determinato ad
agevolare e salvaguardare il delicato processo di pace, ricercava con
fermezza,  ogni volta necessario, l'incontro con i responsabili delle
fazioni  contrapposte,  che coinvolgeva in complessi colloqui fino ad
eliminare   i   piu'   accesi   e   pericolosi   contrasti.   Conscio
dell'importanza  del  contingente  nazionale  per  il  rispetto degli
accordi sottoscritti dalle parti e per il ripristino delle condizioni
di  convivenza,  si faceva promotore delle piu' importanti operazioni
per  la  ricerca  ed  il  sequestro  di  ingenti  quantita'  di armi,
pianificava  ed organizzava perfettamente il controllo e la sicurezza
dei  luoghi  di  culto  e  determinava,  con un pressante stimolo nei
confronti  delle  fazioni,  il  rispetto  dei tempi di trasformazione
delle milizie armate.
    Professionista  di  grandissima  valenza,  riusciva  con  la  sua
encomiabile  generosita',  il  suo  raro  senso  del  dovere e la sua
eccezionale  abnegazione  a conquistare la stima incondizionata degli
altri  contingenti  e la piena fiducia dei comandi superiori. Limpida
figura di uomo e di ufficiale, che ha dato un contributo fondamentale
per il positivo esito delle operazioni in Fyrom ed in Kosovo e che ha
portato gran lustro all'immagine dell'Italia e delle sue Forze armate
in  campo  internazionale.".  Katlanovo (Fyrom), 22 marzo - 12 giugno
1999, Pec (Kosovo), 13 giugno - 7 settembre 1999.

                           Croce d'argento
    Al col. Carmine De Pascale, nato il 23 giugno 1953, a Mercato San
Saverino (Salerno), con la seguente motivazione:
      "Comandante   dell'8    reggimento  bersaglieri  della  brigata
bersaglieri  "Garibaldi  partecipante  in Fyrom all'operazione "Joint
guarantor  ,  assolveva  le sue funzioni con eccezionale abnegazione,
encomiabile spirito di sacrificio ed esemplare dedizione al servizio.
    Impegnato  diuturnamente  alla  testa  dei suoi uomini, poneva in
atto  un'accurata  e  capillare struttura operativa che consentiva di
raggiungere  pienamente  gli  obiettivi individuati dal comando della
grande  unita'  e  di  dare risposte adeguate in tutte le situazioni,
anche le piu' complesse e pericolose.
    Ufficiale    sempre    prontamente   disponibile,   sorretto   da
elevatissime    motivazioni,   costituiva   elemento   di   immediato
riferimento  nelle  circostanze  piu'  delicate e nelle operazioni di
maggiore  valenza  operativa,  nelle  quali  evidenziava  eccezionale
capacita'  di guida, lucidissima visione degli obiettivi, grandissima
capacita'  di  coordinamento  e  controllo,  conseguendo risultati di
eccezionale livello e validita'.
    Nella   drammatica   emergenza   umanitaria   determinatasi   con
l'impressionante  afflusso  in  Fyrom  di  profughi provenienti dalla
regione  del  Kosovo,  organizzava  in  maniera efficacissima la loro
accoglienza   e,  nonostante  le  grandissime  difficolta'  derivanti
dall'enormita'   delle   esigenze   realizzava  con  gli  uomini  del
reggimento  alle  sue  dipendenze le condizioni per alleviare la loro
sofferenza.
    Nelle attivita' operative, finalizzate alla sicurezza della Fyrom
e  delle  Forze della Nato dislocate nell'area durante tutto il lungo
periodo  della  campagna aerea contro gli obiettivi serbi, affrontava
con  grande  fermezza  i  momenti  di  maggiore  tensione e pericolo,
dispiegava  sul  terreno il reggimento alle sue dipendenze in maniera
efficacissima e realizzava un sistema di controllo dei confini con il
Kosovo e di pronto intervento, che riscuoteva l'incondizionato plauso
dei comandanti della Forza internazionale.
    Bella  figura  di  comandante ed esempio d'altissima dedizione al
dovere   e   straordinaria   professionalita',   che  ha  contribuito
significativamente   ad   elevare   il  prestigio  del  reggimento  e
dell'esercito  italiano  in  ambito internazionale.". Fyrom 6 marzo -
7 giugno 1999.
    Al  col. Gaetano  Lombardi,  nato  il  4 maggio 1946, ad Apricena
(Foggia), con la seguente motivazione:
      "Comandante  del  3  reggimento alpini inquadrato nella brigata
multinazionale  ovest  partecipante  in  Kosovo all'operazione "Joint
guardian",  operava  con  eccezionale  impegno, grande perspicacia ed
altissimo senso del dovere.
    Giunto in zona di operazioni allorche' era ancora elevatissima la
tensione  e frequente il ricorso ad atti violenti tra le contrapposte
etnie,   evidenziava   immediatamente   una   spiccata  operativita',
ricercando  ed  ottenendo  risultati  di grandissimo rilievo in tutta
l'area di responsabilita' delle unita' alle sue dipendenze.
    Cosciente  della grandissima importanza del compito attribuito al
3   reggimento alpini, riusciva in tempi ristrettissimi ad articolare
il   dispositivo   sul   terreno  in  maniera  oculata  e  pienamente
rispondente  alle  esigenze  operative e di sicurezza, suscitando nel
personale del reparto spirito di sacrificio, dedizione al servizio ed
eccezionale professionalita'.
    Sempre  vicino  ai  suoi  uomini  specie nei frequenti momenti di
difficolta'  operativa, infondeva in essi, grazie al suo elevatissimo
carisma, sicurezza, fermezza ed elevatissime motivazioni.
    Proteso  fortemente  nel  tentativo di eliminare la situazione di
grande  odio  e  diffidenza  tra  le  parti,  si prodigava in maniera
efficacissima,  riuscendo  spesso,  anche  in  condizioni  di  grande
delicatezza,  a  riunire  i  rappresentanti  delle  fazioni,  creando
concretamente,  attraverso  piccoli  passi,  i  presupposti  per  una
possibile convivenza.
    Limpida figura di uomo e comandante che ha contribuito fortemente
ad  elevare l'immagine dell'Italia in ambito internazionale.". Decani
(Kosovo), 29 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  col. Maurizio Borgese, nato il 7 novembre 1954 a Roma, con la
seguente motivazione:
      "Comandante  di  reggimento  blindo-corazzato  inquadrato nella
brigata  multinazionale  ovest  partecipante in Kosovo all'operazione
"Joint  guardian , rendeva l'unita' alle sue dipendenze perfettamente
amalgamata,   superbamente   addestrata  ed  in  grado  di  assolvere
perfettamente  le  delicatissime  incombenze operative della missione
sin dalle prime ore successive all'arrivo nella regione.
    Nel  delicato settore della citta' di Dakovica, dove maggiormente
emergevano  forti  elementi di tensione e di odio, gestiva in maniera
eccezionalmente  efficace  i  rapporti  con  le forze piu' aggressive
dell'etnia albanese, che cercavano di accreditarsi come garanti di un
nuovo sistema.
    Grazie  alla  sua  perseveranza  ed  alla  sua tenacia, manteneva
costantemente il controllo della situazione ed imponeva gli obiettivi
del processo di pace, neutralizzando tutte le componenti che potevano
rappresentare  ostacolo  al  ripristino di normali condizioni di vita
sociale  e riconducendo rapidamente a comportamenti legali quelle che
se ne erano allontanate.
    Pur  operando in condizioni ambientali difficilissime e spesso in
aree  ad alto rischio operativo, evidenziava sempre una straordinaria
attitudine  al  comando  e  riusciva in ogni occasione a conseguire i
migliori risultati possibili.
    Magnifica  figura  di  comandante,  che  sapeva trasfondere negli
uomini  alle  sue  dipendenze  grande  senso del dovere e motivazione
altissima   e   che   ha   contribuito   in   maniera   notevolissima
all'elevazione     dell'immagine     dell'Italia     nel     contesto
internazionale.". Pec (Kosovo), 22 giugno - 7 settembre 1999.
    Al col. Francesco Ferrigno, nato il 19 agosto 1946 a Roma, con la
seguente motivazione:
      "Comandante della componente logistica di aderenza partecipante
in  Fyrom  alle  operazioni  "Joint  guarantor  e  "Joint  guardian ,
costituiva   una  struttura  di  supporto  del  contingente  militare
italiano,  spagnolo  e portoghese completamente innovativa, assumendo
nella  sua  persona tutte le responsabilita' comunque connesse con il
sostegno della brigata multinazionale ovest operante in Kosovo.
    Nonostante   la  gravosita'  dell'impegno,  caratterizzato  dalla
grande  entita'  della  forza  da  sostenere,  dalla  difficolta' dei
collegamenti, dalla notevole lunghezza delle linee di comunicazione e
dalla complessa situazione operativa, dirigeva in maniera impeccabile
ed  estremamente  efficace  tutta  la  vasta  ed articolata struttura
preposta alla logistica di aderenza.
    Facendo  leva  sul suo fortissimo carisma, otteneva, altresi', la
piu' completa disponibilita' da parte di tutti i suoi dipendenti, nei
quali  trasfondeva  la  sua  volonta'  di ben operare e la sua enorme
determinazione  a  rappresentare  degnamente  l'Italia  nel  contesto
multinazionale.
    L'elevatissima  preparazione  di  cui si avvale gli permetteva di
risolvere  problematiche tecniche di notevole difficolta', garantendo
le molteplici esigenze operative del contingente.
    Ufficiale  che, con la sua preziosa ed instancabile opera, con il
suo  esempio trascinante e con la stima che ha sempre saputo ottenere
dai   rappresentanti   dei   contingenti  stranieri,  ha  contribuito
fortemente   all'elevazione   dell'immagine   dell'Italia  in  ambito
internazionale.". Katlanovo (Fyrom), 27 aprile - 7 settembre 1999.
    Al  col. Antonio  Ligobbi, nato il 2 settembre 1954 a Milano, con
la seguente motivazione:
      "Comandante  del  10   reggimento  genio  guastatori inquadrato
nella   brigata   multinazionale   ovest   partecipante   in   Kosovo
all'operazione  "Joint  guardian  ,  coordinava  tutte le complesse e
diversificate   attivita'   connesse   con  l'impiego  del  personale
dell'arma del Genio.
    Cosciente dell'importanza delle funzioni che gli erano attribuite
e  ricco  d'esperienza  per  la  pregressa  partecipazione  ad  altre
operazioni  fuori  area,  evidenziava  ferma determinazione, costante
impegno,   eccezionale   serenita',   incondizionata  disponibilita'.
Compresa  immediatamente  la  drammatica  situazione  del  settore di
competenza  della  brigata, tragicamente caratterizzato dalla diffusa
presenza,   anche   nei   luoghi  piu'  facilmente  accessibili  alla
popolazione,  di  numerosissime  mine  ed  ordigni  inesplosi e dalla
distruzione  di  gran  parte  delle  abitazioni ed infrastrutture, si
impegnava  senza  sosta per accelerare al massimo il processo di pace
ed  il ritorno della normalita', progettando e realizzando interventi
importantissimi  per  la  ricostruzione  delle infrastrutture, per il
ripristino  della  viabilita'  e per la ricerca e bonifica di mine ed
ordigni  esplosivi.  Grazie  al  suo  grande carisma, infondeva negli
uomini  alle  sue  dipendenze,  sovente  impegnati in pericolosissime
attivita'   di   rimozione  di  macerie  o  distruzione  di  ordigni,
motivazioni  fortissime  ed  il desiderio di concorrere al ritorno di
normali  condizioni di vita. Con tenacia, si prodigava per assicurare
sempre  la  propria  presenza  laddove  si  sviluppava l'attivita' di
bonifica o quella di ricostruzione.
    Chiamato  a dirigere, in particolare, le complesse operazioni per
la  rimozione  di resti di un importante ponte fortemente danneggiato
durante  la  guerra  e  quelle per la sua ricostruzione, pianificava,
organizzava   e   conduceva  in  maniera  eccezionale  le  attivita',
evidenziando  preparazione  e professionalita' elevatissime e tali da
riscuotere  i  piu' ammirati riconoscimenti delle autorita' Nato e di
tutti  i  contingenti.  Contribuiva  cosi' in maniera elevatissima al
buon esito dell'operazione e ad accrescere l'immagine del contingente
militare   italiano  in  ambito  internazionale.".  Klina,  (Kosovo),
18 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  ten. col. Giuseppenicola Tota, nato il 4 maggio 1960 a Corato
(Bari), con la seguente motivazione:
      "Comandante  inizialmente  del  contingente  militare  italiano
inserito  nella  "Extraction force operante in Fyrom all'inizio della
missione,  superava  brillantemente  tutte le grandissime difficolta'
ambientali  ed  operative connesse con il dispiegamento nella regione
dell'unita'  alle  sue  dipendenze,  creando  in  brevissimo tempo le
condizioni   per   la   sua  perfetta  integrazione  nella  struttura
multinazionale e meritando l'apprezzamento incondizionato da parte di
tutte le autorita' ed i comandi sovraordinati.
    Impiegato  successivamente ancora in Fyrom quale comandante del 3
 battaglione  bersaglieri  "Cernaia  nell'8   reggimento  bersaglieri
partecipante   all'operazione   "Joint   guarantor  ,  continuava  ad
evidenziare   grandissima   determinazione,  eccezionale  impegno  ed
encomiabile professionalita' nell'assolvimento dei nuovi compiti, con
particolare  riferimento  al  controllo  dei confini con il Kosovo ed
all'organizzazione  delle complesse attivita' per la protezione delle
unita' Nato schierate nell'area.
    In   occasione   della  gravissima  emergenza  dei  profughi  che
fuggivano dal Kosovo, pur permanendo la delicata situazione operativa
conseguente  all'avvio  della  campagna  aerea  dell'alleanza  contro
obiettivi  serbi,  trasfondeva  nel  personale alle sue dipendenze un
eccezionale  spirito  di solidarieta' nel confronti delle popolazioni
in  fuga  e  concorreva fortemente, grazie alla sua spiccata capacita
realizzatrice  ed  al  suo  costante  impegno,  ad  alleviare le loro
sofferenze,  dotato  di grande carisma, infondeva sempre negli uomini
alle sue dipendenze motivazioni elevatissime ma indispensabili, nelle
situazioni   di   grande   tensione  della  missione,  per  il  pieno
assolvimento  del  compito  ricevuto.  Bella  figura  di comandante e
chiarissimo esempio di professionalita', senso del dovere e capacita'
di  comando  che, con il suo comportamento esemplare durante tutto il
lungo  periodo di 7 mesi nel quale ha operato nel teatro dei balcani,
ha  contribuito  in  modo  determinante  ad  accrescere  il prestigio
dell'esercito   italiano   nel   contesto   internazionale.".  Fyrom,
14 dicembre 1998 - 3 giugno 1999.
    Al  ten.  col.  Luigi  Vinaccia,  nato  il  1   febbraio  1961  a
Sant'Agnello (Napoli), con la seguente motivazione:
      "Comandante  del gruppo di artiglieria inquadrato nella brigata
multinazionale  ovest  partecipante  in  Kosovo all'operazione "Joint
guardian  ,  assolveva  le  delicate  funzioni con esemplare impegno,
spiccata iniziativa, scrupolo e autentica passione.
    Coinvolto  immediatamente  nella  convulsa  e delicata situazione
operativa  che  caratterizzava  la  regione nel momento dell'ingresso
della  Forza internazionale di pace, predisponeva prontamente e molto
efficacemente  l'unita'  alle sue dipendenze ad operare non solo come
erogatrice  di  fuoco, ma anche come complesso destinato al controllo
del territorio.
    In  virtu' della dislocazione dell'unita', assumeva il compito di
garantire  la  sicurezza  di  un  abitato nelle vicinanze di Pec dove
aveva  trovato  rifugio la piu' numerosa componente della popolazione
serba. Realizzava, quindi, un sistema di controllo dell'area sotto la
sua  responsabilita' eccezionalmente efficace. Costantemente presente
tra  i  suoi  uomini,  li  sosteneva  fortemente  in  questa delicata
incombenza  e  li  guidava  nella  prevenzione delle violenze o nella
reazione  agli  attacchi  alle  abitazioni  dei  serbi frequentemente
portati  dalla etnia contrapposta, anche con l'impiego di armi a tiro
curvo.
    Facendo  leva  sulle  sue  indiscusse  doti di uomo e di soldato,
esercitando  il  grande  carisma che lo contraddistingue, determinava
nel  personale dipendente le piu' elevate motivazioni ed il desiderio
di rappresentare degnamente la nazione nel contesto internazionale.
    Esempio  di  straordinaria professionalita', che ha contribuito a
consolidare  l'immagine  ed  il  prestigio  del  contingente militare
italiano  in  ambito  internazionale.".  Pec  (Kosovo),  23 maggio  -
7 settembre 1999.
    Al  ten.  col. Luigi  Masiello, nato il 30 settembre 1951 a Forio
d'Ischia (Napoli), con la seguente motivazione:
      "Comandante   dell'aliquota   logistica   del   gruppo  tattico
"Garibaldi  inserito,  all'inizio  della  missione, nell'ambito della
"Extraction force" e comandante successivamente del reparto comando e
supporti  tattici  del  contingente militare italiano partecipante in
Fyrom  all'operazione  "Joint  guarantor ed in Kosovo nell'operazione
"Joint  guardian  ,  evidenziava encomiabile generosita', grandissima
professionalita',   spiccato  senso  di  responsabilita'  ed  elevato
spirito  di  sacrificio,  fornendo  un  contributo  esemplare  per la
sistemazione   delle   unita'   italiane  nelle  aree  di  successiva
dislocazione  e  per l'organizzazione ed il funzionamento del comando
del contingente.
    Per  tutto il lungo periodo di permanenza nel teatro dei balcani,
si rivelava elemento preziosissimo, in grado di mettere a buon frutto
le  sue  conoscenze tecnico-professionali di ufficiale del Genio e di
realizzare strutture di grandissima utilita' per i reparti nazionali.
    Giunto in Kosovo tra i primissimi soldati italiani immediatamente
dopo  gli  accordi  di  pace, al fine di garantire la possibilita' di
rischierare  nella  regione  gli  elicotteri  di  cui  era  dotato il
contingente,  progettava e realizzava in brevissimo tempo, nonostante
le  elevatissime  difficolta'  ambientali  ed operative esistenti, un
eliporto  di  elevata  potenzialita'  che consentiva al comando della
brigata ed alle unita' di impiegare immediatamente le aeromobili e di
superare  le  iniziali,  grandi  difficolta' di carattere operativo e
logistico.
    Comandante  sensibile  ed  attento,  dotato  di notevole carisma,
motivava  fortemente  il  personale alle sue dipendenze che assolveva
con  entusiasmo  e  grande  impegno  anche  i  compiti piu' pesanti e
delicati nelle fasi piu' complesse delle operazioni.
    Splendida figura di ufficiale e di comandante, che ha contribuito
ad    elevare    l'immagine    dell'esercito   italiano   in   ambito
internazionale.".   Fyrom/Kosovo,   9 dicembre-31 dicembre   1998   -
19 maggio - 7 settembre 1999.
    Al  ten.  col. CC Giancarlo Bergamo, nato l'11 marzo 1949 a Roma,
con la seguente motivazione:
      "Consigliere  giuridico del comandante del contingente militare
italiano  partecipante  all'operazione  "Joint  guardian , immesso in
teatro  di  operazioni alla vigilia dell'ingresso della grande unita'
in  Kosovo, percepiva immediatamente la delicatezza e la complessita'
della  situazione  operativa nell'area e la necessita' di pianificare
una   capillare  attivita'  di  polizia  in  grado  di  opporsi  alla
generalizzata disgregazione sociale in atto.
    Consulente   essenziale   e  competente  per  tutte  le  missioni
sviluppate  nel  delicatissimo  periodo iniziale, individuava sempre,
grazie  alla sua profonda preparazione ed al suo spiccato buon senso,
soluzioni  perfettamente  adeguate  alle  diversificate problematiche
che,  nella  situazione  di  completa  assenza di qualsiasi struttura
economica,  sociale  o politica, dovevano essere affrontate e risolte
dalle unita' del contingente.
    Dotato   di  grande  sensibilita',  percepiva  immediatamente  le
situazioni   critiche   e   suscettibili  di  determinare  pericolose
contrapposizioni  tra  gli  uomini  della brigata e personaggi legati
alle   fazioni,   ed   interveniva   personalmente,   sostenendo  con
l'esperienza e la sua maturita' le attivita' dei reparti.
    Nel  contesto  estremamente  complesso  del Kosovo al termine del
conflitto,   in  presenza  di  condizioni  operative  talvolta  molto
difficili,   svolgeva   continuamente   una   funzione  preziosissima
caratterizzata da grande equilibrio, spiccato buon senso, ma anche da
ferma  determinazione  nel  richiedere alle fazioni il rispetto degli
accordi di pace.
    Sostenuto  da  fortissima personalita' e dotato di grande carisma
trascinava  con l'esempio il personale dell'arma alle sue dipendenze,
formandone  un  team  efficiente  e  pronto  ad  operare in qualsiasi
condizioni con garanzia di successo.
    Magnifica  figura  di  ufficiale,  professionista  di eccezionali
virtu',   animato  da  amore  per  la  propria  professione,  che  ha
contribuito  ad  elevare l'immagine del contingente militare italiano
nel  contesto  internazionale.". Pec (Kosovo), 2 giugno - 7 settembre
1999.
    Al ten. col. Arnaldo Della Sala, nato l'11 luglio 1956 a Parolise
(Avellino), con la seguente motivazione:
      "Comandante del battaglione logistico "Garibaldi inquadrato nel
contingente   militare   italiano,   partecipava   prima   in   Fyrom
all'operazione "Joint guarnator e poi in Kosovo all'operazione "Joint
guardian  . Presente continuamente alla testa dei suoi uomini, poneva
in  atto  una  capillare  ed  efficientissima  struttura  logistica -
operativa, che consentiva sia di intervenire tempestivamente a favore
di  migliaia di profughi Kosovari nei campi di accoglienza realizzati
in  Fyrom,  sia  di  sostenere l'azione delle unita' del contingente,
allorche'  si  confrontavano  in Kosovo con le situazioni complesse e
pericolose  della  perdurante conflittualita' tra le etnie albanese e
serba.
    Nonostante   le   condizioni  operative  estremamente  difficili,
esercitava   un'azione   di   comando   eccezionalmente  efficace  ed
evidenziava  una  capacita'  realizzativa  assolutamente  di spicco e
d'esempio  per  tutti  dotato  di fortissimo carisma, trasfondeva nei
dipendenti  una  grande carica di entusiasmo, li motivava fortemente,
ottenendo  da  essi  la  piu'  completa disponibilita' ed una elevata
determinazione a rappresentare degnamente l'Italia.
    Cosciente  della  gravosita' e della complessita' della missione,
senza   penalizzare   l'attivita'   prettamente   logistica,  forniva
costantemente   un   contributo   preziosissimo  e  determinante  per
l'assolvimento dei compiti operativi ed umanitari.
    Durante  le  prime  settimane  successive all'ingresso in Kosovo,
allorche'  la  situazione era molto pericolosa e delicata, verificata
la  difficolta'  di  assolvere tutte le numerose incombenze operative
con   le  limitate  forze  dell'arma  base  disponibili,  interveniva
prontamente  e  personalmente con gli uomini del battaglione alle sue
dipendenze,  a  cui  infondeva  grande  determinazione  e  sicurezza,
garantendo  l'esemplare  e  completo svolgimento di compiti operativi
estremamente importanti.
    Bellissima  figura  di  soldato,  si  caratterizzava  per  le sue
straordinarie doti umane e per la sua preparazione, quale elemento di
riferimento   per  tutto  il  personale  della  brigata,  riscuotendo
ammirazione e stima anche da altri contingenti.
    Magnifica  figura  di  comandante,  che  ha  evidenziato costante
impegno,  eccezionale serenita' e incondizionata disponibilita' e che
ha   fortemente   contribuito  ad  elevare  l'immagine  dell'esercito
italiano   in  ambito  internazionale.".  Fyrom/Kosovo  23  maggio  -
7 settembre 1999.
    Al  ten.  col. Giulio  Carletti, nato il 7 gennaio 1958 ad Acerra
(Napoli), con la seguente motivazione:
      "Capo  cellula G3  presso  il  comando del contingente militare
italiano   durante  le  operazioni  "Joint  guarantor"  in  Fyrom  e,
successivamente,  capo  cellula G2 della brigata multinazionale ovest
nell'ambito  dell'operazione  "Joint guardian" in Kosovo, operava con
grandissima professionalita', spiccata determinazione ed elevatissimo
impegno,  rimanendo  nel  teatro  di  operazioni  dei  balcani per un
periodo  di  circa sei mesi caratterizzati da grande indeterminatezza
operativa ed intensissima attivita'.
    Consapevole della delicatezza e della complessita' delle funzioni
svolte,  essenziali  per  tutte  le  attivita'  della  grande unita',
assolveva  il  proprio  incarico  con  eccezionale  abnegazione,  con
encomiabile  spirito  di  sacrificio  e padronanza degli avvenimenti,
costituendo esempio di dedizione al servizio.
    Ufficiale    sempre    prontamente   disponibile,   sorretto   da
elevatissime   motivazioni,   si   rivelava   elemento  di  immediato
riferimento  per  tutto  il  personale  del  comando della brigata ed
evidenziava  spiccate  doti  organizzative, lucidissima visione degli
obiettivi, grande capacita' di coordinamento e controllo.
    Nelle   circostanze  e  nei  momenti  piu'  delicati  susseguenti
all'ingresso   in  Kosovo,  allorche'  la  situazione  operativa  era
caratterizzata  da accesa conflittualita' tra le etnie e le Forze del
contingente  erano  insufficienti a presidiare e controllare tutte le
numerose  ed  ampie aree sensibili, assicurava alle unita' dipendenti
il sostegno della sua profonda esperienza e frequentemente si portava
nei  luoghi  piu'  pericolosi  per  garantire  con la sua presenza il
corretto svolgimento delle attivita' operative.
    Professionista  e soldato di spicco che, con la sua straordinaria
determinazione,  il  suo  grande  senso  del dovere e la sua spiccata
abnegazione,  emergeva  nettamente  tra  il  personale  della  grande
unita',   contribuendo  in  maniera  determinante  ad  accrescere  il
prestigio    del   contingente   militare   italiano   nel   contesto
internazionale.". Fyrom/Kosovo, 22 marzo - 7 settembre 1999.
    Al   ten.  Fabrizio  Centofanti,  nato  il  19 settembre  1972  a
Colleferro (Roma), con la seguente motivazione:
      "Capo  cellula  pubblica  informazione del contingente militare
italiano  sin  dall'inizio della missione in Fyrom nel dicembre 1998,
assolveva  tale delicata funzione per ben dieci mesi, partecipando in
successione alle operazioni "Joint guarantor e di soccorso umanitario
e  protezione  internazionale in Fyrom, nonche' all'operazione "Joint
guardian in Kosovo. Durante tutto questo lungo periodo, nonostante il
coinvolgimento  continuo  e senza limitazioni di orario, mai mostrava
il  benche'  minimo  segno di stanchezza, ma evidenziava una profonda
conoscenza  delle  problematiche  dell'informazione  ed  una spiccata
capacita'  di  impostare  e  sviluppare  in  maniera  efficacissima e
pienamente  rispondente  alle  esigenze della Forza armata i rapporti
con i rappresentanti dei mass-media nazionali ed esteri.
    Grazie alla sua eccezionale sensibilita' ed alla sua elevatissima
professionalita',  individuava  sempre e tempestivamente le modalita'
ed  i  momenti  per  esaltare,  attraverso  i  reportage  dei  media,
l'impegno  ed  i positivi risultati dell'attivita' operativa condotta
dalle  unita' del contingente. La sua iniziativa, sempre intelligente
e  preziosissima,  valorizzava  al  massimo  l'attivita'  dei reparti
nazionali,  garantendo  alla  Forza  armata  un  eccezionale  ritorno
d'immagine.
    Un  contributo  determinante  per  il  successo  della  missione,
forniva  in  occasione  delle  numerose  visite di autorita' civili e
militari,   durante   le  quali  faceva  emergere  gli  aspetti  piu'
significativi della partecipazione italiana all'operazione. Poco dopo
l'ingresso   in   Kosovo,   allorche'  la  situazione  operativa  era
caratterizzata  da grandissime tensioni e violenze, in un momento nel
quale  il  delicato  processo  di  pace  era fortemente contrastato e
stentava ad avviarsi, ideava con geniale intuizione e poi rapidamente
realizzava  la  prima  emittente  radiofonica  di  tutta  la  regione
percepita  chiaramente l'importanza dell'emittente, denominata "Radio
west  ,  ne esaltava sapientemente la funzione positiva attraverso la
continua diffusione in lingua italiana, albanese e serba di programmi
e  di  messaggi  che  richiamavano  la  convivenza  contribuiva cosi'
fortemente ai consolidamento nell'area delle iniziative di pace ed al
progressivo ritorno di condizioni di convivenza.
    Limpida ed entusiasta figura di ufficiale, che si distingueva per
la  fortissima  motivazione,  l'eccezionale  capacita' realizzatrice,
l'impegno  elevatissimo  e  la  disponibilita'  serena  e senza alcun
limite  di  orario  e  che  sicuramente  ha  elevato  l'immagine  del
contingente   militare   italiano   nel   contesto  internazionale.".
Katlanovo  (Fyrom),  8 dicembre  1998 - 12 giugno 1999, Pec (Kosovo),
13 giugno - 7 settembre 1999.