N. 386 ORDINANZA (Atto di promovimento) 11 marzo 1993
N. 386 Ordinanza emessa l'11 marzo 1993 dal tribunale amministrativo regionale per il Veneto sul ricorso proposto da Pavone Francesco Saverio contro il Ministero di grazia e giustizia Impiego pubblico - Magistratura - Uditore giudiziario, gia' referendario parlamentare del Senato della Repubblica - Attribuzione di trattamento economico ad personam superiore a quello spettantegli come magistrato, per diritto al computo del maturato economico della precedente carriera - Richiesta di allineamento stipendiale di magistrati di pari o maggiore anzianita' - Ius superveniens e norma di interpretazione autentica - Divieto di adozione di provvedimenti di allineamento stipendiali "ancorche' aventi effetti anteriori all'11 luglio 1992" - Violazione dei principi di eguaglianza, di ragionevolezza, di imparzialita' e di buon andamento della p.a. nonche' di pienezza della tutela giurisdizionale. (D.L. 19 settembre 1992, n. 284 (recte: 384), art. 7, settimo comma, convertito in legge 14 novembre 1992, n. 438). (Cost., artt. 3, 97 e 113).(GU n.29 del 14-7-1993 )
IL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE Ha pronunziato la seguente ordinanza sul ricorso n. 1467/92 proposto da Francesco Saverio Pavone, rappresentato e difeso dall'avv. Giorgio Orsoni, con elezione di domicilio presso lo studio del medesimo in Venezia, S. Croce, 205, come da mandato in calce al ricorso, contro il Ministero di grazia e giustizia, in persona del Ministro pro-tempore, rappresentato e difeso dall'avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, domiciliataria per legge, il Ministero del tesoro, in persona del Ministro pro-tempore, non costituito in giudizio, per l'accertamento del diritto del ricorrente, magistrato dell'ordine giudiziario all'allineamento stipendiale sulla posizione retributiva del collega Antonio Francesco Esposito ex art. 4, terzo comma, del d.l. 27 settembre 1982, n. 681, convertito nella legge 20 novembre 1982, n. 869; Visto il ricorso, notificato il 30 aprile 1992 e depositato presso la segreteria il 18 maggio 1992 con i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio del Ministero di grazia e giustizia; Viste le memorie prodotte; Visti gli atti tutti della causa; Uditi alla pubblica udienza dell'11 marzo 1993 (relatore il consigliere Lorenzo Stevanato) l'avv. Orsoni per il ricorrente e l'avv. dello Stato Muscarello, per l'amministrazione statale resistente; Ritenuto e considerato in fatto e in diritto quanto segue: F A T T O Il ricorrente, magistrato dell'ordine giudiziario, invocano l'applicazione del c.d. "allineamento stipendiale", istituto introdotto dall'art. 4, terzo comma, del d.l. 27 settembre 1982, n. 681, convertito in legge 20 novembre 1982, n. 869, successivamente confermato per il personale di magistratura dall'art. 1 della legge 8 agosto 1991, n. 265. Deduce a sostegno del ricorso che l'istituto dell'allineamento stipendiale, rimedio di carattere generale del pubblico impiego volto ad evitare situazioni di squilibrio retributivo, e' conforme a principi costituzionali (artt. 3, 36, 97 e 107 della Costituzione) secondo cui a parita' di funzione deve corrispondere lo stesso trattamento economico. L'applicabilita' di tale istituto ai magistrati ordinari e' espressamente riconosciuta dal primo comma dell'art. 1 della legge 8 agosto 1991, n. 265, col limite che sono valutabili soltanto i piu' favorevoli trattamenti economici conseguiti nelle carriere dirigenziali dell'Amministrazione dello Stato o equiparate. Le ulteriori limitazioni a tale principio recate dai commi primo e terzo si applicano per il futuro, ma non possono comprimere il diritto gia' maturato dai ricorrenti prima dell'entrata in vigore della legge n. 265/1991. Cio' premesso, il ricorrente espone di avere un'anzianita' di carriera superiore a quella del loro collega Antonio Francesco Esposito il quale, nominato uditore giudiziario nel 1989, ha conservato il piu' favorevole trattamento economico maturato nella precedente carriera (equiparata a quella dirigenziale dello Stato) di referendario parlamentare presso il Senato della Repubblica. Chiedono pertanto che sia riconosciuto il suo diritto a percepire un trattamento retributivo non inferiore a quello dell'anzidetto magistrato, con la condanna dell'amministrazione alla corresponsione delle relative differenze retributive con interessi e rivalutazione monetaria. L'amministrazione statale intimata, costituitasi in giudizio, ha controdedotto puntualmente instando per la reiezione del ricorso. La difesa erariale in particolare ha osservato che l'istituto dell'allineamento stipendiale, disciplinato retroattivamente dall'art. 1 della legge n. 265/1991 che ha natura interpretativa, sarebbe escluso dal terzo comma per i concorsi di primo grado (com'e' quello di accesso alla magistratura ordinaria) e che esso comunque non sarebbe stato applicabile al caso, poiche' il dott. Esposito non proviene da una carriera dirigenziale dello Stato o equiparata, come prescritto dal primo comma. Infine, ha eccepito che l'abrogazione dell'allineamento stipendiale, recata dall'art. 2, quarto comma, del d.l. 11 luglio 1992, n. 333, convertito nella legge 8 agosto 1992, n. 359 e dalla relativa interpretazione autentica di cui all'art. 7 del d.l. 18 settembre 1992, n. 384, convertito nella legge 14 novembre 1992, n. 438, ha eliminato in radice la possibilita' di accoglimento del ricorso. Nella memoria prodotta in giudizio nell'imminenza dell'udienza di discussione, il ricorrente ha poi osservato che l'abrogazione dell'allineamento stipendiale, recata dall'art. 2, quarto comma, del d.l. 11 luglio 1992, n. 333, convertito nella legge 8 agosto 1992, n. 359, non incide sul diritto gia' maturato all'allineamento stipendiale. Infatti si tratterebbe di disposizioni prive di efficacia retroattiva, come priva di efficacia retroattiva sarebbe pure la disciplina recata dall'art. 1 della legge n. 265/1991. D I R I T T O
Il seguito del testo dell'ordinanza e' perfettamente uguale a quello dell'ordinanza pubblicata in precedenza (Reg. ord. n. 382/1993). 93C0760