N. 400 ORDINANZA (Atto di promovimento) 6 dicembre 1995
N. 400 Ordinanza emessa il 6 dicembre 1995 dalla corte d'appello di Milano sull'istanza di ricusazione proposta di Tigranate Giovanni Processo penale - Dibattimento - Giudice che, quale componente del tribunale della liberta', ha concorso a pronunciare un provvedimento sulla liberta' personale nei confronti dello stesso imputato - Incompatibilita' ad esercitare le funzioni di giudice del dibattimento - Omessa previsione - Violazione del diritto di difesa - Richiamo ai principi espressi dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 432/1995 - Questione di legittimita' costituzionale sollevata da corte di appello nel corso di procedimento di ricusazione. (C.P.P. 1988, art. 34). (Cost., art. 24).(GU n.19 del 8-5-1996 )
LA CORTE D'APPELLO Ha pronunciato la seguente ordinanza nel procedimento penale di ricusazione proposto dall'imputato Tigranate Giovanni nei confronti del dott. Paolo Carti' presidente della quarta sezione penale del Tribunale di Milano davanti al quale pende giudizio a carico del medesimo; Vista la richiesta del p.g., il quale ha rilevato l'inammissibilita' della dichiarazione di ricusazione e, in subordine, si e' rimesso ad un rilievo d'ufficio della questione d'illegittimita' costituzionale dell'art. 34 c.p.p.; Decidendo in sede di valutazione dell'ammissibilita'; O s s e r v a La ricusazione e' stata proposta con riferimento al fatto che i giudici ricusati hanno fatto parte, prima del giudizio, del tribunale del riesame che ha respinto la impugnazione proposta dal Tigranate contro un provvedimento restrittivo della liberta' personale adottato dal g.i.p. di Milano nei suoi confronti. Non vi e' dubbio che, secondo la giurisprudenza costituzionale (cfr. C. cost. n. 502/1991), tale ipotesi non ricade sotto il divieto di cui all'art. 34 c.p.p.; sotto tale profilo la ricusazione risulterebbe senz'altro inammissibile stante la tassativita' dei casi in cui essa e' prevista dalla legge, mentre non puo' aver alcun rilievo la tardivita' eventuale posto che il termine di tre giorni non ha mai iniziato a decorrere per la inesistenza del momento iniziale, ravvisato dall'art. 38 c.p.p., nel sorgere ovvero nella conoscenza della causa di ricusazione, nella specie, come si e' rilevato, inesistente. La Corte non puo' tuttavia esimersi dal considerare che la ricusazione in esame e' stata proposta sulla base di una invocata incostituzionalita' della norma che, nella ricordata interpretazione, non ravvisa incompatibilita' fra le partecipazioni al tribunale del riesame e quella al tribunale del merito: infatti se venisse ravvisata tale illegittimita' costituzionale sorgerebbe, dal momento della pronuncia in proposito dalla Corte costituzionale, un nuovo motivo di incompatibilita' avente effetto sul processo in corso (in quanto norma processuale ordinamentale). La questione risulta gia' sollevata in altre sedi, (con la conseguente possibilita' che il giudizio a carico del Triganate ne venga comunque influenzato) a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 432/1995 la quale, decidendo un caso diverso, ha comunque espressamente mutato in materia significativa il precedente orientamento in materia di incompatibilita' di funzioni giudiziarie, nell'intento di garantire la piu' ampia esplicazione del diritto di difesa e di tenere conto della ratio legis della recente legge 8 agosto 1995, n. 332; significativo, in particolare, e' il fatto che la Corte citi, tra le decisioni antecedenti "alla diversa conclusione" cui oggi essa perviene, proprio la sentenza 502 del 1991 in tema di art. 309 del c.p.p., che appare quindi superata, nel giudizio della Corte, in base alla nuove argomentazioni. Ritiene in sostanza la Corte costituzionale che il magistrato il quale abbia giudicato in una fase antecedente al giudizio di merito non possa partecipare a quest'ultimo quando la sua prima valutazione non sia stata di mera legittimita' ma si sia estesa ad una valutazione, sia pure parziale, del merito "circa l'idoneita' delle risultanze delle indagini preliminari a fondere un giudizio di responsabilita' dell'imputato". Nella sentenza della Corte costituzionale sono utilizzati anche altri argomenti piu' strettamente riferibili al caso allora in esame (che riguardava la incompatibilita' del g.i.p.), ma il principio di fondo sopra enunciato pare decisamente dotato di una portata estensibile ad ogni caso di duplicazione nell'esercizio, da parte di un solo magistrato, di funzioni attinenti al merito in momenti diversi. Tale considerazione, ed avvisi di questa Corte, dimostra all'evidenza la non manifesta infondatezza della questione, mentre la rilevanza di essa nel caso in esame e' gia' stata ricordata in precedenza, e deriva comunque dal fatto che, in concreto, il tribunale del riesame di cui faceva parte il magistrato oggi ricusato compi' pregnanti valutazioni sul merito del giudizio, per cui, qualora la Corte costituzionale ritenesse fondata la questione, la ricusazione proposta dal Tigranate diverrebbe ammissibile. La Corte deve quindi rimettere la decisione sulla indicata questione alla Corte costituzionale, sospendendo il procedimento incidentale (pronuncia sulla ricusazione) pendente davanti ad essa.
P. Q. M. Visto l'art. 23 della legge 11 marzo 1953, n. 87 ritiene non manifestamente infondata e rilevante la questione di legittimita' costituzionale dell'art. 34 del c.p.p. nella parte in cui non prevede la incompatibilta' del giudice che abbia partecipato alla decisione, interferente nel merito, da parte del tribunale del riesame a prendere parte al successivo dibattimento di merito, per contrasto con l'art. 24 della Costituzione, e conseguentemente ordina la immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale, sospendendo il giudizio incidentale pendente davanti a questa Corte; Ordina che a cura della cancelleria la presente ordinanza sia comunicata alla Presidenza delle due Camere del Parlamento e sia notificata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al procuratore generale in sede, al proponente la ricusazione ed ai magistrati ricusati. Milano, addi' 6 dicembre 1995 Il presidente: Milano I consiglieri: Celentano - Riccardi 96C0577