N. 39 ORDINANZA (Atto di promovimento) 12 febbraio 1998- 14 gennaio 1999

                                 N. 39
  Ordinanza  emessa  il  12  febbraio    1998  (pervenuta  alla  Corte
 costituzionale  il  14  gennaio  1999)  dal  tribunale amministrativo
 regionale della Liguria sul ricorso proposto da D'Elia Milena  contro
 il Ministero dell'universita' e della ricerca scientifica ed altra.
 Istruzione  pubblica  -  Istruzione  universitaria  - Attribuzione al
    Ministro della pubblica istruzione del potere di  definizione,  su
    conforme   parere   del   C.U.N.,  dei  criteri  generali  per  la
    regolamentazione  dell'accesso  ai  corsi  universitari   compresi
    quelli  a "numero chiuso" - Violazione del principio della riserva
    di  legge  relativa   in   materia   di   accesso   all'istruzione
    universitaria  nonche'  dei  principi  di uguaglianza e del libero
    accesso alle scuole.
 (Legge 19 novembre 1990, n. 341, art. 9, comma  4,  modificato  dalla
    legge 15 maggio 1997, n. 127, art. 17, comma 116).
 (Cost., artt. 33 e 34).
(GU n.5 del 3-2-1999 )
                 IL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE
  Ha pronunciato la seguente ordinanza sul ricorso n. 1849/1997 r.g.r.
 proposto  da  D'Elia Milena, rappresentata e difesa dagli avvocati M.
 Guelfi, L. Blessent, presso la  prima  elettivamente  domiciliata  in
 Genova, via XX Settembre, 36/14, ricorrente;
   Contro  il  Ministero dell'universita' e della ricerca scientifica,
 in persona del Ministro in carica, e  l'Universita'  degli  studi  di
 Parma,  in  persona  del  rettore  in  carica, rappresentati e difesi
 dell'Avvocatura distrettuale dello Stato, domiciliataria  in  Genova,
 resistenti,  per  l'annullamento del provvedimento pubblicato in data
 18 settembre 1997 adottato dall'Universita'  degli  studi  di  Parma,
 facolta' di medicina e chirurgia, e relativo alla prova di ammissione
 svolta  in  data 12 settembre 1997, con il quale la ricorrente non e'
 stata ammessa a frequentare il primo anno  del  corso  di  laurea  in
 odontoiatria  e  protesi  dentaria,  nonche' per l'annullamento degli
 atti   tutti  antecedenti,  preordinati,  consequenziali  e  comunque
 connessi del procedimento, e  per  ogni  ulteriore  e  consequenziale
 statuizione;
   Visto il ricorso con i relativi allegati;
   Visto  l'atto  di  costituzione  in  giudizio delle amministrazioni
 intimate;
   Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegno  delle  rispettive
 difese;
   Visti gli atti tutti della causa;
   Udita  alla  pubblica udienza del 12 febbraio 1998 la relazione del
 consigliere Roberta Vigotti e  uditi,  altresi',  l'avv.  Rabino,  su
 delega,  per  la ricorrente e l'avv. Signorile per le amministrazioni
 resistenti;
   Ritenuto e considerato quanto segue;
                         Esposizione del fatto
   Con ricorso notificato il 22 ottobre 1997 D'Elia Milena  impugnava,
 chiedendone  l'annullamento,  i  provvedimenti  in epigrafe indicati,
 esponendo di non  aver  potuto  iscriversi  al  corso  di  laurea  in
 odontoiatria  e  protesi  dentaria  dell'Universita'  di  Parma,  non
 essendosi collocata in posizione utile nelle relative graduatoria per
 l'anno accademico 1997-98.
   Questi i motivi del ricorso:
     1)    illegittimita'    dei    provvedimenti    impugnati     per
 incostituzionalita'  dell'art.  9,  comma  2, della legge 19 novembre
 1990, n. 341, cosi' come modificato dall'art. 17,  comma  116,  della
 legge  15 maggio 1997, n. 127, in quanto contrastante con gli att. 3,
 33, 34 e 97 della Costituzione;
     2) violazione di legge con riferimento agli artt. 3, 7 e seguenti
 della legge 7 agosto 1990, n.  241;  agli  artt.  1  e  seguenti  del
 decreto  del Ministro dell'Universita' e della ricerca scientifica 21
 luglio 1997, n. 245 (regolamento recante norme in materia di  accessi
 all'istruzione universitaria e di connesse attivita' di orientamento;
 eccesso  di  potere per travisamento dei fatti ed erronea valutazione
 dei  presupposti,  illogicita'  difetto   contro   insufficienza   di
 istruttoria e di motivazione (dedotta anche come violazione di legge,
 con  riferimento  agli  artt.    3, 4 e seguenti della legge 7 agosto
 1990,  n.  241),  disparita'  di  trattamento  ingiustizia  grave   e
 manifesta, perplessita',  sviamento;
     3)  violazione  di  legge  con  riferimento  agli artt. 100 e 102
 t.u.l.s.  27 luglio 1934, n. 1265; eccesso di potere per travisamento
 dei  fatti,  erronea   valutazione   dei   presupposti,   illogicita'
 disparita' di trattamento, ingiustizia grave e manifesta.
   La  ricorrente  concludeva  per l'annullamento, previa sospensione,
 dei  provvedimenti  impugnati,  contrastata   dalle   amministrazioni
 intimate, costituitesi in causa.
   Con  ordinanza  in  data 6 novembre 1997 l'istanza cautelare veniva
 accolta.
   Chiamato all'udienza odierna, il ricorso passava in decisione
                        Motivi della decisione
   La ricorrente, che ha conseguito il  diploma  di  maturita'  e  che
 intende  iscriversi alla facolta' di odontoiatria dell'Universita' di
 Parma, impugna i provvedimenti che per  l'anno  accademico  1997-1998
 hanno  limitato  le  iscrizioni  al  predetto  corso  di laurea e tra
 questi, in particolare, il decreto del  Ministro  dell'Universita'  e
 della  ricerca  scientifica  n. 245 del 21 luglio 1997 che prevede la
 possibilita' di limitare, con atti  ministeriali  e  per  determinati
 corsi,  il  numero  delle nuove iscrizioni. Per il corso di laurea in
 discorso tale facolta' e' stata esercitata con d.m. in data 31 luglio
 1997.
   Formano oggetto del ricorso anche gli  atti  della  Universita'  di
 Parma  che  hanno  dato  applicazione  al  suddetto  principio  della
 limitazione delle  iscrizioni,  e  ne  hanno  tratto  le  conseguenze
 (sfavorevoli  per i ricorrenti), ma il Collegio ritiene di rimandarne
 l'esame  all'esito   del   giudizio   incidentale   di   legittimita'
 costituzionale che ritiene di dover sollevare.
   L'annullamento   degli   atti  dell'Universita'  di  Parma  non  si
 ripercuoterebbe  infatti   sui   provvedimenti   ministeriali   sopra
 richiamati  con  i  quali,  in  sede  centrale,  si  e'  stabilita la
 limitazione contestata,  provvedimenti  che  resterebbero  validi  ed
 efficaci, talche' con l'annullamento degli atti dell'Universita', ove
 pronunciato,  si  assicurerebbe  alla  ricorrente  un grado minore di
 tutela.
   I  provvedimenti impugnati (quelli ministeriali, prima ed oltre che
 quelli dell'Universita') trovano  il  proprio  presupposto  normativo
 nell'art.  9  comma  4  della  legge n. 341 del 1990, come modificato
 dall'art. 17 comma 116 della legge n. 327 del 1997,  che  attribuisce
 al   Ministro   dell'Universita'   e   della  ricerca  scientifica  e
 tecnologica  il  potere  di  definire  i  criteri  generali  per   la
 regolamentazione  dell'accesso ai corsi universitari, "anche a quelli
 per i quali l'atto emanato dal Ministro preveda una limitazione nella
 iscrizioni".
   In concreto il Ministro ha esercitato il potere cosi'  conferitogli
 stabilendo  la limitabilita' delle iscrizioni annuali per il corso di
 laurea in discorso (con il regolamento del 21 luglio), e determinando
 successivamente il numero dei posti disponibili per l'anno accademico
 1997/98, nella Universita' di Torino (con il d.m. del 31 luglio).
   In tal modo, secondo l'amministrazione, rimarrebbe  soddisfatta  la
 riserva  di  legge,  che gli arrt. 33 e 34 della Costituzione pongono
 per la limitazione del diritto allo studio.
   Il collegio, peraltro,  dubita  della  legittimita'  costituzionale
 dello  stesso art. 9, comma 4, legge n. 341 come modificato dall'art.
 17, comma 116, legge n. 127 del  1997, per contrasto con il principio
 della riserva di legge posto dai suddetti parametri costituzionali, e
 la  questione  si  presenta  come  rilevante  e  non   manifestamente
 infondata.
   Quanto   al   primo   profilo,  non  e'  dubbio  che,  anche  nella
 prospettazione dei ricorrenti, l'interesse dedotto in  giudizio,  che
 e'   quello   ad   ottenere  senza  limitazioni  l'accesso  al  corso
 universitario, troverebbe piena ed integrale soddisfazione solo dalla
 caducazione delle norme che consentono all'amministrazione  di  porre
 tali limitazioni.
   La   non   manifesta  infondatezza  della  questione  emerge  dalla
 considerazione in base alla quale il diritto allo  studio,  garantito
 dagli  artt.    33 e 34 della Costituzione, puo' soffrire limitazioni
 solo per effetto di norme aventi rango di legge.
   Ed in effetti, laddove il legislatore  ha  ritenuto  di  introdurre
 limitazioni  all'accesso,  vi  ha provveduto direttamente (e cosi per
 quanto riguarda l'iscrizione agli istituti  superiori  di  magistero:
 art.  224 r.d. n. 1592 del 1933; per l'iscrizione al primo anno degli
 istituti superiori di educazione  fisica:  art.  24,  secondo  comma,
 legge  n.  88  del  1958;  per l'accesso dei diplomati degli istituti
 tecnici a determinate facolta' per gli anni accademici dal 1961-62 al
 1964-65: art. 3, legge n. 685 del 1961), ovvero mediante attribuzione
 del potere alla p.a. nell'ambito fissato dalla legge stessa (si veda,
 ad es., l'art. 38 legge n. 590 del 1982).
   La modificazione apportata dall'art. 17, comma 116  legge  127  del
 1997 all'art. 9,  comma 4, legge n. 341 del 1990 delega il Ministro a
 limitare   l'accesso   all'universita',   ma  non  pone  essa  stessa
 limitazioni:  non e' quindi dalla  stessa  nuova  formulazione  della
 norma  che  puo'  ritenersi  soddisfatto il principio della riserva -
 relativa - di legge.
   Ma tale principio  non  sembra  al  collegio  che  possa  ritenersi
 soddisfatto  neppure  mediante  l'operata  attribuzione  di potere al
 Ministro. E' bensi' vero che la previsione costituzionale di  riserva
 relativa  di  legge non preclude al legislatore di demandare ad altre
 fonti sottordinate la disciplina della materia, ma cio' e'  possibile
 solo  previa  determinazione  di  una  serie  di  precetti  idonei  a
 indirizzare e vincolare la normazione secondaria  entro  confini  ben
 delineati o, quantomeno, previa determinazione delle linee essenziali
 della  disciplina stessa, in modo che non "residui la possibilita' di
 scelte del tutto libere  e  percio'  eventualmente  arbitrarie  della
 stessa   pubblica   amministrazione",   occorrendo,   all'uopo,   che
 "sussistano  nella  previsione  legislativa   -   considerata   nella
 complessiva disciplina della materia - razionali ed adeguati criteri"
 (Corte cost. 5 febbraio 1986, n. 34 e giurisprudenza ivi richiamata).
   La norma in discorso, peraltro, non sembra ubbidire alla condizione
 di  cui  sopra.  Essa,  infatti,  conferisce al Ministro il potere di
 determinare la limitazione agli accessi all'istruzione  universitaria
 senza   individuare   le   linee   essenziali  della  disciplina,  ma
 addirittura   attribuendogli,   con   l'ausilio   di   altro   organo
 amministrativo  (il  C.U.N.),  la  stessa  definizione  dei  "criteri
 generali  per  la  regolamentazione   dell'accesso   ...   ai   corsi
 universitari".
   Sembra  pertanto  ipotizzabile  la  violazione  del principio della
 riserva relativa di legge, ed altresi' la  violazione  del  principio
 della tutela del diritto allo studio, posto dagli arrt. 33 e 34 della
 Costituzione, diritto che verrebbe limitato attraverso meccanismi non
 conformi al dettato costituzionale.
   Va  pertanto  sollevata la questione di legittimita' costituzionale
 dell'art. 9, quarto comma, legge cit., per contrasto con il principio
 costituzionale della riserva di legge nonche' con gli arrt. 33  e  34
 della  Costituzione:  conseguentemente  va  disposta  la trasmissione
 degli atti alla Corte costituzionale,  mentre  il  presente  giudizio
 deve essere sospeso ai sensi dell'art. 23, legge n. 87 del 1953, fino
 alla   pronuncia   sulla   legittimita'  costituzionale  della  norma
 indicata.
                               P. Q. M.
   Dichiara rilevante e non manifestamente infondata la  questione  di
 legittimita'  costituzionale  dell'art. 9, comma 4, legge 19 novembre
 1990, n. 341, come modificato  dall'art.  17,  comma  116,  legge  15
 maggio  1997,  n  127, in relazione al principio costituzionale della
 riserva relativa di legge e agli artt. 33 e 34 della Costituzione;
   Dispone la  trasmissione  degli  atti  alla  Corte  costituzionale,
 sospendendo il presente giudizio.
   Ordina  che,  a  cura  della  segreteria, la presente ordinanza sia
 notificata alle parti in causa ed al  Presidente  del  Consiglio  dei
 Ministri  e  sia  comunicata  ai  Presidenti  delle  due  Camere  del
 Parlamento.
   Cosi' deciso in Genova, nella camera  di  consiglio  dell'11  marzo
 1998.
                          Il presidente: Balba
                                  Il consigliere, rel. e est.: Vigotti
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