N. 443 ORDINANZA 22 novembre - 1 dicembre 1999
Giudizio di legittimita' costituzionale in via incidentale. Processo penale - Incompatibilita' del giudice - Incompatibilita' alla funzione di giudizio del giudice che, negli atti preliminari al dibattimento, abbia adottato un provvedimento cautelare personale nei confronti dell'imputato - Omessa previsione - Dedotta violazione del principio di eguaglianza e del diritto di difesa - Questione gia' dichiarata inammissibile - Manifesta inammissibilita'. _ Cod. proc. pen., art. 34, comma 2. _ Costituzione, artt. 3, primo comma, e 24, secondo comma.(GU n.49 del 9-12-1999 )
LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: prof. Giuliano VASSALLI; Giudici: prof. Francesco GUIZZI, prof. Cesare MIRABELLI, prof. Fernando SANTOSUOSSO, avv. Massimo VARI, dott. Cesare RUPERTO, dott. Riccardo CHIEPPA, prof. Gustavo ZAGREBELSKY, prof. Valerio ONIDA, prof. Carlo MEZZANOTTE, avv. Fernanda CONTRI, prof. Guido NEPPI MODONA, prof. Piero Alberto CAPOTOSTI, prof. Annibale MARINI;
ha pronunciato la seguente Ordinanza nel giudizio di legittimita' costituzionale dell'art. 34, comma 2, del codice di procedura penale, promosso con ordinanza emessa il 6 novembre 1998 dalla Corte d'assise di Napoli nel procedimento penale a carico di Antonio Baratto, iscritta al n. 250 del registro ordinanze 1999 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 19, prima serie speciale, dell'anno 1999. Visto l'atto di intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri; Udito nella camera di consiglio del 27 ottobre 1999 il giudice relatore Cesare Mirabelli. Ritenuto che la Corte d'assise di Napoli, avendo adottato un provvedimento di custodia cautelare in carcere dell'imputato nel corso degli atti preliminari al dibattimento, con ordinanza emessa il 6 novembre 1998 ha sollevato, in riferimento agli artt. 3, primo comma, e 24, secondo comma, della Costituzione, questione di legittimita' costituzionale dell'art. 34, comma 2, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice che abbia adottato un provvedimento cautelare personale, esaminando il fascicolo del pubblico ministero e valutando gli elementi raccolti nella fase delle indagini preliminari, non possa partecipare al giudizio; che, ad avviso della Corte d'assise di Napoli, il giudice che negli atti preliminari al dibattimento abbia applicato un provvedimento restrittivo della liberta' personale dell'imputato si troverebbe nella stessa posizione del giudice per le indagini preliminari, il quale, se ha applicato la medesima misura cautelare, non puo' partecipare al giudizio (sentenza n. 432 del 1995): in entrambi i casi vi sarebbe il rischio che la valutazione conclusiva sulla responsabilita' penale dell'imputato sia, o possa apparire, condizionata dall'atteggiamento gia' assunto in altri momenti del procedimento, mentre il giudizio si deve fondare sugli elementi di valutazione e di prova assunti, nel contraddittorio delle parti, in dibattimento; sicche' la mancata previsione dell'incompatibilita' anche per il caso considerato dal giudice rimettente violerebbe il principio costituzionale di eguaglianza (art. 3, primo comma, Cost.) e la garanzia del diritto di difesa (art. 24, secondo comma, Cost.); che e' intervenuto in giudizio il Presidente del Consiglio dei Ministri, rappresentato e difeso dall'Avvocatura generale dello Stato, osservando che la questione e' analoga ad altre gia' dichiarate una inammissibile (sentenza n. 51 del 1997), l'altra manifestamente inammissibile (ordinanza n. 206 del 1998). Considerato che la questione di legittimita' costituzionale concerne la mancata previsione dell'incompatibilita' del giudice che si sia pronunciato, negli atti preliminari al dibattimento, su misure cautelari personali nei confronti dell'imputato, ed e' prospettata rilevando che ne potrebbe derivare un pregiudizio per la valutazione conclusiva della responsabilita' penale dello stesso imputato, essendo stati valutati elementi tratti dagli atti del fascicolo del pubblico ministero; che analoghe questioni, le quali hanno investito la disciplina dell'incompatibilita' del giudice, sono state gia' esaminate da questa Corte e dichiarate una inammissibile (sentenza n. 51 del 1997) e le altre manifestamente inammissibili (ordinanze n. 366 del 1997 e n. 206 del 1998), giacche' l'esito prefigurato finirebbe con l'attribuire alle parti la potesta' di determinare l'incompatibilita' nel corso di un giudizio del quale il giudice e' gia' investito, sicche' lo stesso giudice verrebbe spogliato di tale giudizio in ragione del compimento di un atto processuale cui e' tenuto a seguito dell'istanza di una parte; esito, questo, non solo irragionevole, ma in contrasto con il principio del giudice naturale precostituito per legge, dal quale l'imputato verrebbe o potrebbe chiedere di essere distolto; che, pertanto, la questione di legittimita' costituzionale deve essere dichiarata manifestamente inammissibile. Visti gli artt. 26, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87 e 9, secondo comma, delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale.
Per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE Dichiara la manifesta inammissibilita' della questione di legittimita' costituzionale dell'art. 34, comma 2, del codice di procedura penale, sollevata, in riferimento agli artt. 3, primo comma, e 24, secondo comma, della Costituzione, dalla Corte d'assise di Napoli con l'ordinanza indicata in epigrafe. Cosi' deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 22 novembre 1999. Il Presidente: Vassalli Il relatore: Mirabelli Il cancelliere: Di Paola Depositata in cancelleria il 1 dicembre 1999. Il direttore della cancelleria: Di Paola 99C2217