DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 4 maggio 2010 

Attuazione della comunicazione della Commissione U.E. del  25  giugno
2008, recante: «Pensare anzitutto in  piccolo»  Uno  «Small  Business
Act» per l'Europa. (10A07779) 
(GU n.144 del 23-6-2010)

 
 
 
                            IL PRESIDENTE 
                     DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 
 
  Visto l'art. 95, primo comma, della Costituzione; 
  Vista la comunicazione della Commissione europea del 25 giugno 2008
«Pensare anzitutto in piccolo» Uno «Small Business Act» per l'Europa; 
  Vista la comunicazione della Commissione europea  del  27  novembre
2008 «Un Piano europeo di ripresa economica»; 
  Vista la risoluzione del Parlamento europeo del 4 dicembre 2008 «La
strada verso il miglioramento dell'ambiente per le  PMI  in  Europa -
Atto sulle piccole imprese ("Small Business Act")»; 
  Viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo dell'11
e 12 dicembre 2008 con  le  quali  il  Consiglio  approva  il  «Piano
europeo di ripresa economica»; 
  Vista la risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo  2009  su
un «Piano europeo di ripresa economica»; 
  Vista la comunicazione della Commissione  europea  del  22  gennaio
2009 riguardante il quadro di riferimento temporaneo comunitario  per
le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al  finanziamento
nell'attuale situazione  di  crisi  finanziaria  ed  economica,  come
modificata dalla  comunicazione  della  Commissione  europea  del  25
febbraio 2009; 
  Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 giugno
2009  recante  le  modalita'   di   applicazione   della   menzionata
comunicazione della Commissione europea del 22 gennaio 2009; 
  Viste le linee guida per l'applicazione del decreto del  Presidente
del Consiglio dei Ministri del 3 giugno 2009; 
  Vista la raccomandazione della Commissione europea 2003/361/CE  del
6 maggio 2003 relativa alla definizione delle microimprese, piccole e
medie imprese, pubblicata nella G.U.U.E. n.  L.  124  del  20  maggio
2003,  che  sostituisce  a  decorrere  dal   1°   gennaio   2005   la
raccomandazione della Commissione  europea  96/280/CE  del  3  aprile
1996; 
  Vista la risoluzione della X Commissione  permanente  della  Camera
dei deputati del 5 maggio 2009; 
  Considerata la centralita'  per  l'economia  italiana  del  sistema
delle imprese di ridotte dimensioni  e  della  fortissima  incidenza,
all'interno di tale sistema, delle micro imprese; 
  Tenuto conto della necessita' di attuare in Italia i principi della
predetta comunicazione del 25 giugno  2008,  nonche'  di  mettere  in
campo azioni utili per fronteggiare la negativa congiuntura economica
mondiale; 
  Tenuto conto che le micro, piccole e medie imprese  italiane  hanno
necessita' sia di interventi rapidi, in buona parte gia' attuati  dal
Governo, sia di misure di piu' ampia prospettiva affinche' la ripresa
economica le veda rafforzate e piu' competitive; 
  Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri,  adottata  nella
seduta del 27 novembre 2009; 
  Visto il parere della Conferenza unificata, espresso  nella  seduta
del 29 aprile 2010; 
  Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri,  adottata  nella
riunione del 30 aprile 2010; 
 
                                Emana 
 
 
                       la seguente direttiva: 
 
  Premessa. 
  La comunicazione della Commissione dell'Unione europea adottata  il
25 giugno 2008 si pone come un atto importante basato su orientamenti
e proposte di azioni politiche da attuare sia a livello  europeo  sia
degli Stati membri, mirato a dare nuovo impulso alle Piccole e  medie
imprese europee (PMI) valorizzando le loro potenzialita' di  crescita
sostenibile nel medio-lungo periodo. 
  La predetta comunicazione della Commissione dell'Unione europea  e'
riferita anche alle micro imprese e,  pertanto,  nel  presente  testo
l'espressione PMI comprende pure le micro imprese italiane. 
  Il mondo delle PMI ripone forti aspettative nelle politiche e negli
strumenti di detta comunicazione individuati come  idonei  alla  loro
crescita ed al loro rilancio, attraverso  una  filosofia  ispirata  a
«pensare anzitutto in piccolo» quale  riconoscimento  del  ruolo  che
esse svolgono nel nostro Paese ed in Europa, tenuto anche conto della
funzione di inclusione sociale svolta grazie alle  PMI  a  conduzione
femminile  che  svolgono  un  ruolo  economico  sempre  crescente  in
particolare in Italia e di imprenditori extra-comunitari. 
  Le  stesse  PMI  richiedono  interventi  per  affrontare  la  crisi
economica e per rafforzare la  loro  competitivita'  nel  momento  di
uscita dalla crisi stessa. 
  Lo Small Business Act postula  interventi  di  semplificazione,  di
riduzione degli oneri amministrativi, di apertura dei  mercati  e  di
sostegno delle potenzialita' di  sviluppo  per  le  P.M.I.  che,  nel
documento, si esplicano in dieci punti fondamentali: 
    1) Imprenditorialita' - facilitare un contesto gratificante  agli
operatori; 
    2) Seconda possibilita' - per gli imprenditori onesti che abbiano
sperimentato l'insolvenza; 
    3) Pensare anzitutto in piccolo -  formulare  regole  conformi  a
questo principio; 
    4)   Amministrazione    recettiva -    rendere    le    Pubbliche
Amministrazioni permeabili alle esigenze delle PMI; 
    5) Appalti pubblici e aiuti - facilitare la partecipazione  delle
PMI agli appalti pubblici e migliorare le possibilita' degli aiuti di
Stato per le PMI; 
    6) Finanza - agevolare  l'accesso  al  credito  delle  PMI  e  la
puntualita' dei pagamenti nelle transazioni commerciali; 
    7)  Mercato  unico -  aiutare  le   PMI   a   beneficiare   delle
opportunita' offerte dal Mercato unico; 
    8) Competenze  e  Innovazione -  aggiornare  ed  implementare  le
competenze nelle PMI ed ogni forma di innovazione; 
    9) Ambiente - trasformare le sfide ambientali in opportunita' per
le PMI; 
    10) Internazionalizzazione -  incoraggiare  e  sostenere  le  PMI
affinche' beneficino della crescita dei mercati. 
  Lo SBA indica, inoltre, una serie di proposte regolamentari: 
    a)  un  regolamento  di  esenzione  generale,  finalizzato   alla
semplificazione procedurale e all'aumento degli aiuti di Stato per le
PMI:  una  riduzione  effettiva  di  almeno  il   25%   degli   oneri
amministrativi e burocratici che attualmente gravano sulle imprese; 
    b) un regolamento in materia di Societa' privata  europea  (SPE),
finalizzato a favorire la nascita di nuove  imprese  e  le  attivita'
transfrontaliere al  fine  di  facilitare  le  imprese  che  vogliono
operare a livello europeo; 
    c) una direttiva che permetta tassi di applicazione  IVA  ridotti
per microimprese relativi ad alcuni servizi con forte  intensita'  di
manodopera e/o forniti su base locale; 
    d)  una  revisione  della  direttiva  sui  ritardi  di  pagamento
destinabili anche alle PMI. 
  In attuazione degli orientamenti comunitari e  con  l'obiettivo  di
formulare  in  breve  tempo  proposte  concrete  per  migliorare   le
condizioni in cui operano le PMI, il 18 marzo 2009 il Ministro  dello
sviluppo economico ha  insediato  il  Tavolo  di  iniziativa  per  la
realizzazione degli adempimenti previsti dallo  SBA  per  le  PMI  al
quale hanno partecipato le diverse associazioni  di  categoria  delle
PMI, i rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei  Ministri  e
delle Amministrazioni centrali maggiormente coinvolte, la  Conferenza
delle Regioni, le  rappresentanze  di  Province,  Comuni,  Camere  di
commercio, del sistema bancario e del Comitato  economico  e  sociale
dell'U.E. 
  Nella duplice prospettiva di affrontare l'emergenza  economica,  da
un lato, e di individuare obiettivi di  medio  termine  in  un'ottica
prevalente di sviluppo del sistema delle P.M.I., dall'altro, i lavori
sono stati organizzati con la costituzione, all'interno del Tavolo di
iniziativa, di sei tavoli tematici  («Credito,  tempi  di  pagamento,
usura e capitalizzazione delle imprese»; «Strumenti ed azioni per  la
crisi di impresa»;  «Politiche  per  l'innovazione,  l'energia  e  la
sostenibilita' ambientale»; «Strumenti per la crescita  dimensionale,
l'aggregazione, la trasmissione di impresa»; «Politiche  e  strumenti
per l'internazionalizzazione»;  «Semplificazione  e  raccordo  tra  i
livelli di governo nei confronti delle imprese»). 
  All'esito dei lavori dei Tavoli tematici, concentrati in un mese di
tempo, sono state formulate proposte di intervento. 
  Linee direttrici di azione. 
  Le linee direttrici di azione seguenti costituiscono  priorita'  di
politica economica, sia quelle da  tradurre  in  misure  concrete  in
tempi brevi, sia quelle tendenziali,  da  declinare,  a  seconda  dei
casi, in interventi legislativi, regolamentari o amministrativi. 
  Le azioni richiedenti interventi di finanza pubblica sono  adottate
nella  misura  in  cui  siano  compatibili  con   le   disponibilita'
finanziarie. 
  Allo scopo della piena attuazione  in  Italia  dei  principi  della
Comunicazione della Commissione europea del 25 giugno  2008  «Pensare
anzitutto in piccolo»  uno  «Small  Business  Act»  per  l'Europa  le
Amministrazioni dello Stato, ciascuna  per  la  parte  di  rispettiva
competenza e ai fini della crescita  e  dello  sviluppo  del  sistema
nazionale delle Piccole e medie imprese, sono tenute ad uniformare la
propria azione ai principi di seguito individuati. 
  Le Regioni, le Province e i Comuni, per quanto di loro competenza e
ai medesimi fini, sono invitate a conformare  la  propria  azione  ai
principi stessi. 
  Gli enti pubblici nazionali competenti nella materia  economica  ed
il sistema  delle  Camere  di  commercio,  industria,  artigianato  e
agricoltura debbono coordinare le proprie attivita' istituzionali  al
fine di renderle coerenti con la presente direttiva. 
  Analogamente le Regioni, le Province e i Comuni sono invitati a far
si' che gli organismi loro referenti agiscano in maniera coerente con
la presente direttiva. 
  1.  Tenuto  conto  della  fondamentale  rilevanza  per  il  sistema
economico nazionale delle PMI e' necessario,  sul  modello  di  leggi
annuali esistenti, presentare annualmente un disegno di legge per  le
PMI al fine di incrociare le esigenze di tale dimensione  di  impresa
man mano emergenti. Tale disegno di legge va  inserito  nel  contesto
della  manovra  annuale  di  bilancio  (Documento  di  Programmazione
economica e finanziaria, legge finanziaria e legge  di  bilancio)  al
fine di usufruire della corsia parlamentare dedicata alla sessione di
bilancio. 
  2. In relazione ai dieci principi informatori dello Small  Business
Act occorre: 
    a) dar vita a un contesto normativo ed economico nazionale in cui
imprenditori  e  imprese  familiari  possano  sviluppare  la  propria
attivita'. 
  In  questo  quadro  generale,  occorre  intensificare  gli   sforzi
affinche' sia colmato - o almeno ridimensionato -  il  gap  esistente
tra imprenditori  uomini  e  donne.  Allo  scopo  di  incoraggiare  e
sostenere  l'imprenditorialita'  femminile  vanno  rilanciate  azioni
positive sul modello di quelle previste dalla legge 23 febbraio 1992,
n. 215, ed adottate misure tendenti  a  rimuovere  gli  ostacoli  che
limitano parita' di accesso al credito da parte delle imprese guidate
al femminile. 
  Per  promuovere  l'integrazione  della  popolazione  immigrata  nel
tessuto  sociale  ed  economico  del  Paese,   nel   pieno   rispetto
dell'ordinamento, va diffusa presso questi gruppi sociali la  cultura
della conoscenza, senza  tralasciare  l'istruzione  e  la  formazione
specificamente dirette ad assistere e  sostenere  gli  immigrati  che
intendono avviare un'impresa. 
  Inoltre,  in  considerazione  dell'importanza   per   lo   sviluppo
economico e sociale rivestito dalle imprese creative e della  filiera
turistica, intendendo per esse un asset innovativo del nostro tessuto
di impresa come le imprese  della  comunicazione,  le  imprese  della
conservazione e restauro dei beni culturali, le imprese della filiera
moda, occorre individuare misure di sostegno  per  il  loro  sviluppo
(dalla formazione al credito all'innovazione) e la creazione di  reti
di imprese. 
  Su quest'ultimo aspetto, in considerazione della piccola dimensione
di molte imprese italiane che spesso non favorisce  il  conseguimento
di economie di scala  sufficienti  alla  realizzazione  di  obiettivi
strategici per le stesse aziende, sviluppare la cultura di operare in
rete deve rappresentare una priorita' strategica la cui  operativita'
vedra' nell'utilizzo del «Contratto di  rete»,  cosi'  come  definito
dall'art. 1,  della  legge  n.  99  del  2009,  uno  strumento  molto
efficace.  In  particolare,  sarebbe  auspicabile  l'introduzione  di
specifiche  incentivazioni,  favorendo  e  premiando  il  ricorso  al
«contratto di rete» nella predisposizione di bandi per l'utilizzo  di
risorse statali e delle Regioni destinate alle imprese, nel  rispetto
delle norme nazionali e comunitarie in materia di appalti. 
  Poiche' nei prossimi 10 anni si calcola che lascera' l'attivita' un
totale di 6  milioni  di  titolari  di  PMI  a  livello  europeo,  e'
necessario rafforzare il trasferimento di impresa, tenuto anche conto
che il mantenimento dell'azienda conserva in  genere  piu'  posti  di
lavoro di quanto ne crei una nuova impresa, e si deve  prevedere,  in
caso  di  crisi  dell'impresa,  anche  la   possibilita'   di   poter
trasformare (in toto o in parte attraverso  spin  off  realizzati  da
gruppi  di  addetti)  in  cooperativa  l'impresa  la  cui  proprieta'
verrebbe rilevata dai dipendenti riuniti in cooperativa. 
  Occorre al riguardo che gli  ordinamenti  della  scuola  secondaria
superiore,  con  particolare  riguardo  agli   istituti   tecnici   e
professionali, e del sistema di istruzione e formazione professionale
considerino  l'imprenditorialita'  e  l'educazione  finanziaria,  una
competenza chiave per tutti gli studenti,  da  acquisire  soprattutto
attraverso i percorsi di alternanza di cui al decreto legislativo  15
aprile 2005, n. 77, e l'apprendistato di primo e terzo livello di cui
agli articoli 48 e 50 del decreto legislativo n. 276 del 2003 e che i
docenti siano formati  anche  su  questo  terreno,  intensificando  i
rapporti con il mondo delle  imprese  affinche'  emerga  una  cultura
volta allo spirito imprenditoriale. Occorre intensificare gli  sforzi
al fine di incoraggiare e sostenere l'imprenditorialita' giovanile  e
individuare misure a sostegno delle nuove generazioni di imprenditori
al  fine  di  promuovere  presso  i  giovani  iniziative  volte  alla
diffusione della  cultura  d'impresa  e  all'orientamento  al  lavoro
autonomo, per sostenere l'occupazione  e  creare  una  coscienza  del
«fare impresa» capace di rendere le idee dei giovani  «business»,  in
particolare  favorendo  collaborazioni  e  necessarie  sinergie   tra
scuole, Universita'  e  associazioni  no  profit  con  partecipazione
prevalente  di   studenti.   Si   vuole   incoraggiare   l'attitudine
all'autoimpiego, le conoscenze necessarie per poter entrare nel mondo
dell'imprenditoria, sostenendo la creativita' e  l'innovativita'  dei
giovani  nel  tessuto  delle  piccole  e   medie   imprese,   tramite
orientamento,  seminari,  consulenza  e   tutoraggio   per   chi   ha
effettivamente la volonta' di avviare un'impresa. 
  Analogamente  la  formazione  professionale  va   orientata   nella
medesima direzione. 
  C'e' bisogno, inoltre, di azioni che non ostacolino i trasferimenti
di impresa e che venga istituito un sistema che favorisca  l'incontro
tra potenziali acquirenti e imprese trasferibili; 
    b) far si' che  imprenditori  onesti,  che  abbiano  sperimentato
l'insolvenza, ottengano rapidamente una seconda possibilita'. 
  In Italia tale concetto puo' ascriversi al filone  di  pensiero  di
cui alla recente riforma della legge fallimentare, tra i cui principi
c'e' quello di  considerare  il  fallimento  non  come  una  sanzione
sociale, quasi di carattere morale,  ma  come  il  frutto  di  scelte
imprenditoriali sbagliate, nonche' quello di agevolare e stimolare il
ricorso alla composizione negoziale delle crisi d'impresa (prima  che
questa   sfoci   in   insolvenza   irreversibile)    attraverso    la
configurazione  dei  nuovi  istituti  di  risanamento   dando   piena
attuazione  all'art.  32,  del  decreto-legge  n.   185   del   2008,
convertito, con modifiche, dalla legge n. 2 del  2009.  Anche  questi
istituti possono considerarsi funzionali  a  realizzare  la  «seconda
possibilita'» in quanto destinati ad agevolare il  raggiungimento  di
accordi tra l'imprenditore in difficolta' finanziaria ed i  creditori
per la gestione tempestiva della crisi d'impresa,  attraverso  regole
innovative e di protezione. Cio' richiede di valutare nell'ambito  di
una eventuale riformulazione dell'art. 38 del decreto legislativo  n.
163 del 2006, la possibilita' per le imprese in concordato preventivo
di partecipare alle gare per l'affidamento di contratti di appalto; 
    c)  formulare  nella  produzione  legislativa  ed  amministrativa
disposizioni conformi al principio «Pensare  anzitutto  in  piccolo»,
valutando la normativa sulla base delle esigenze  e  delle  capacita'
dei piccoli e medi imprenditori. 
  Al riguardo occorre che i testi normativi aventi riflessi sulle PMI
siano redatti con  disposizioni  chiare  e  facilmente  comprensibili
mettendosi nell'ottica interpretativa di tali imprenditori. 
  E' necessario, pertanto, che la relazione sull'Analisi dell'impatto
della regolamentazione (AIR), di cui al decreto  del  Presidente  del
Consiglio dei Ministri 11 settembre 2008, n. 170, dia conto, ai sensi
dell'art. 6, comma 3, lettera e), dello stesso provvedimento, di come
le esigenze  di  conoscibilita'  per  gli  imprenditori  siano  state
soddisfatte.  E'  necessario,  inoltre,  che,  con  congruo  anticipo
rispetto alla presentazione di testi normativi,  destinati  ad  avere
riflessi  sulle   imprese,   vengano   consultate   le   Associazioni
rappresentative delle PMI e che di tale  consultazione  si  dia  atto
nella relazione AIR, ai sensi dell'art. 6, comma 3,  lettera  c)  del
citato decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n.  170  del
2008. 
  In proposito occorre dare attuazione agli  articoli  3  e  4  della
legge 18 giugno 2009, n. 69, «recante disposizioni  per  lo  sviluppo
economico, la semplificazione, la competitivita' nonche'  in  materia
di processo civile», in materia di chiarezza dei testi normativi e di
semplificazione  della  legislazione,  nonche'   alle   disposizioni,
contenute  nel  medesimo  provvedimento  legislativo,  relative  alle
modifiche alla legge n. 241 del 1990; 
    d) rendere le Pubbliche Amministrazioni recettive delle  esigenze
delle PMI. 
  Occorre in  proposito  ridurre  il  livello  delle  spese  e  delle
commissioni richieste dalla P.A. per registrare  un'impresa,  ridurre
il tempo necessario per fondare un'impresa a meno di  una  settimana;
limitare ad un mese il tempo per il rilascio di  licenze  e  permessi
necessari per  l'avvio  dell'attivita'  di  impresa,  salvo  il  caso
giustificato  da  seri  rischi  per  le  persone   e   impregiudicata
l'applicazione  della  disciplina  in   materia   ambientale,   fermo
restando,  in  attuazione   e   a   tutela   di   interessi   primari
dell'ordinamento, quanto disposto dall'art. 2, commi  3  e  4,  della
legge n. 241 del 1990, come modificato da ultimo  dall'art.  7  della
legge n. 69 del 2009; evitare di chiedere alle PMI informazioni  gia'
in possesso della P.A. Al fine di ridurre il carico  burocratico  per
le PMI, occorre dare effettivita'  alle  disposizioni  che  prevedono
l'acquisizione d'ufficio, da parte della P.A. di dati e documenti che
siano  gia'  in  possesso  della  stessa   o   di   altre   pubbliche
amministrazioni. E' necessario altresi'  evitare  di  coinvolgere  le
micro imprese in indagini statistiche piu'  di  una  volta  ogni  tre
anni,  garantire  l'attuazione  completa  della  Direttiva   servizi,
compresa l'istituzione degli sportelli unici. 
  E' necessario, in particolare,  attuare  rapidamente  e  con  piena
funzionalita' lo sportello unico per le attivita' produttive, secondo
l'art. 38 del  decreto-legge  n.  112/2008  convertito  in  legge  n.
133/2008 e successive modificazioni e relativi regolamenti attuativi,
rendendolo realmente in grado di assicurare la interattivita' tra PMI
e Pubblica  Amministrazione;  e  il  sistema  delle  Agenzie  per  le
imprese, nonche' proseguire le attivita' di misurazione  e  riduzione
degli oneri amministrativi nelle materie  di  competenza  statale  ai
sensi dell'art. 25, decreto-legge n. 112 del  2008,  convertito,  con
modifiche, dalla legge n. 133 del 2008, ed estendere la misurazione e
la riduzione di oneri anche alle Regioni e agli Enti locali. 
  Inoltre, in attuazione agli adempimenti  previsti  dalla  direttiva
del  21  maggio  2008/52/CE,  relativa  alla  mediazione   civile   e
commerciale per le  controversie  transfrontaliere  senza  limiti  di
valore, con l'entrata in vigore della legge n. 69 del 2009, si  pone,
all'art. 60, la «delega al Governo in  materia  di  mediazione  e  di
conciliazione delle controversie civili  e  commerciali».  In  questo
senso, l'uso dello strumento conciliativo verra'  implementato  anche
attraverso  l'operato  capillare  sul  territorio  delle  Camere   di
commercio, al fine di garantire un effetto deflattivo del contenzioso
giudiziario ed una riduzione dei costi per le  imprese  coinvolte  in
controversie civili e commerciali; 
    e) adeguare l'intervento pubblico alle esigenze delle PMI. 
  Per  quanto  concerne  gli  appalti  pubblici  occorre   facilitare
l'accesso delle PMI, creando, nell'ambito della normativa  nazionale,
e comunque nel rispetto delle  decisioni  della  Commissione  europea
circa le misure a favore delle PMI, le condizioni  di  accessibilita'
per le stesse, in un primo momento per gli appalti banditi dai Comuni
con popolazione inferiore a  5.000  abitanti  e/o  per  forniture  di
importo inferiore alla soglia U.E. Al riguardo, nel caso  in  cui  la
normativa comunitaria o nazionale sia di ostacolo, occorre  negoziare
con la Commissione  Ue,  a  cui  spettera'  decidere  sulle  apposite
deroghe per le PMI o autorizzare l'introduzione di  analoghe  deroghe
nella disciplina domestica. 
  E' necessario verificare che le misure di semplificazione, a favore
delle PMI, delle procedure relative ai piccoli  appalti  pubblici  di
cui all'art. 17 della legge n. 69 del 2009 siano efficaci, proponendo
eventuali interventi migliorativi. 
  Occorre, altresi', facilitare l'accesso delle PMI al mercato  della
domanda pubblica avvalendosi maggiormente degli strumenti  telematici
di gestione degli appalti pubblici, come il Mercato elettronico della
pubblica  amministrazione  (MEPA),  resi  disponibili  dal  Ministero
dell'economia e  delle  finanze  mediante  la  CONSIP.  Tramite  tali
strumenti le PMI  potranno  proporre  i  propri  prodotti  e  servizi
minimizzando i costi di  partecipazione  alle  gare,  senza  barriere
legate alle dimensioni ed alla  localizzazione,  nel  rispetto  della
massima trasparenza. 
  E' necessario anche istituire portali elettronici  per  ampliare  e
migliorare l'accesso e la diffusione all'informazione  sugli  appalti
pubblici  disponibili  di  importo  inferiore   alla   soglia   U.E.,
suddividere ove  possibile  i  contratti  in  lotti  e  stabilire  la
possibilita' di subappalto, rendendo il  subappalto  conveniente;  ed
ancora evitare qualifiche e requisiti finanziari sproporzionati  alle
PMI. 
  Per  quanto  concerne  gli   aiuti,   avvalendosi   dell'esperienza
concernente la comunicazione della Commissione europea del 22 gennaio
2009 - Quadro di riferimento temporaneo per le  misure  di  aiuto  di
Stato  a  sostegno   dell'accesso   al   finanziamento   nell'attuale
situazione di crisi finanziaria ed economica - ed al relativo decreto
del Presidente del Consiglio 3 giugno 2009, e' necessario  verificare
se e quali misure a favore delle PMI possano essere  rese  stabili  a
prescindere dalla congiuntura economica in atto. 
  Le PMI non debbono comunque essere escluse da nessuno dei regimi di
aiuto statale o regionale; 
    f) agevolare l'accesso al  credito  delle  PMI  e  sviluppare  un
contesto giuridico ed economico  che  favorisca  la  puntualita'  dei
pagamenti nelle transazioni commerciali. 
  Per l'accesso al credito occorre  verificare  che  le  misure  gia'
adottate, come quelle relative al Fondo di garanzia per le PMI, siano
efficaci  ed  in  caso  contrario  attuare  interventi  migliorativi.
Occorre,  altresi',  incentivare  l'attuazione   dell'art.   11   del
decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modifiche, dalla legge
28 gennaio 2009, n. 2, al fine di consentire che il Fondo di garanzia
per le PMI divenga  un'infrastruttura  di  sistema  che  faciliti,  a
livello nazionale, il dialogo tra imprese, sistema bancario,  Gestore
del Fondo di garanzia nazionale ed altri Enti di garanzia. 
  Per i pagamenti della P.A. analogamente occorre verificare  che  le
misure gia' adottate siano efficaci ed, in  caso  contrario,  attuare
interventi migliorativi. 
  C'e' comunque bisogno di favorire, anche mediante  accordi  con  le
Associazioni rappresentative delle  PMI,  un  ruolo  crescente  delle
Banche aventi forte radicamento territoriale. 
  Allo scopo di superare i vincoli posti all'accesso al credito dalla
richiesta di garanzie  patrimoniali  e  per  rendere  praticabile  il
ricorso ad un sistema di garanzie personali,  occorre  sviluppare  il
microcredito, anche prevedendo una sezione dedicata in seno al  Fondo
di garanzia per le PMI, nonche' forme di tutoring,  onde  contrastare
l'esclusione finanziaria. 
  Analogamente occorre favorire gli interventi della finanza etica. 
  E' inoltre necessario elaborare programmi creditizi che suppliscano
alla mancanza di finanziamenti  tra  75.000  e  1  milione  di  euro,
soprattutto con strumenti  che  combinino  indebitamento  e  capitale
proprio, nel rispetto delle norme sugli aiuti di Stato, eliminare gli
ostacoli normativi che impediscono ai capitali  di  rischio  operanti
nel mercato unico, non  escluso  il  capitale  di  rischio  informale
(business angels), di favorire l'introduzione  di  forme  di  private
equity e venture capital presso le piccole imprese di «Middle  class»
(le piccole imprese che «pensano» da  medie  imprese),  di  investire
alle stesse  condizioni  dei  fondi  nazionali;  far  pieno  uso  dei
finanziamenti disponibili nei programmi per la politica di coesione e
del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo  rurale,  a  favore  delle
PMI; 
    g) aiutare le PMI a beneficiare delle  opportunita'  offerte  dal
«Mercato unico» europeo. 
  In proposito occorre facilitare l'accesso delle PMI ai  brevetti  e
ai modelli depositati, nonche' al sistema  del  marchio  comunitario;
dare attuazione a future decisioni della Commissione per eliminare la
frammentazione delle norme a tutela dei consumatori, per agevolare il
commercio elettronico delle PMI; potenziare il sistema di risoluzione
di problemi  SOLVIT  per  dirimere  senza  formalita'  e  velocemente
problemi posti dall'esercizio dei diritti nel mercato unico,  nonche'
favorire,  per  la  risoluzione  delle   controversie,   il   ricorso
all'arbitrato, alla conciliazione ed alla mediazione,  come  previsto
all'art. 60 della legge n. 69 del  2009,  richiamato  in  precedenza,
incoraggiare gli organismi di  normazione  a  riconsiderare  il  loro
modello economico per ridurre i costi di accesso alle norme, vigilare
sull'equilibrio  delle  nomine  nei  comitati   di   normalizzazione,
invitare organismi nazionali e organismi europei di normalizzazione a
organizzare campagne di promozione e di informazione per incoraggiare
le PMI a fare un uso migliore  delle  norme  e  a  fornire  alle  PMI
servizi di consulenza comprendenti forme di sostegno  per  difendersi
dalle pratiche commerciali sleali; 
    h) aggiornare e implementare le  competenze  delle  PMI  ed  ogni
forma di innovazione. 
  Occorre fornire ai potenziali imprenditori competenze essenziali in
gestione,  materie  tecniche,   informatiche   e   linguistiche;   e'
necessario integrare di piu' le PMI nella comunita' della  ricerca  e
intensificare i rapporti tra universita' e PMI, nonche'  favorire  la
fatturazione  on-line  (e-invoicing)  e   l'amministrazione   on-line
(e-government). 
  Inoltre puntare su interventi di capitale di rischio  diretti  alla
partecipazione nel capitale di PMI per lo sfruttamento  dei  brevetti
(come previsto dal decreto del Ministro dello sviluppo economico  del
10  marzo  2009),  tramite  il  Fondo  nazionale  per  l'innovazione,
utilizzando anche il «Contratto di  rete»,  per  realizzare  progetti
innovativi  basati  sull'utilizzo  economico  di  brevetti.   Infine,
favorire  attraverso  operazioni  di  microcredito,  l'accesso  delle
piccole  imprese  alle  procedure  brevettuali,  spesso  complesse  e
costose. 
  C'e'     bisogno     di     sostenere     gli      sforzi      tesi
all'internazionalizzazione e a far divenire le PMI  aziende  ad  alto
tasso di crescita. 
  Nello specifico e'  necessario  sostenere  l'internazionalizzazione
delle  imprese  attuando  strumenti  di  aiuto  finanziario  per   la
partecipazione ad  iniziative  all'estero  e  per  l'aggregazione  di
imprese in progetti  di  internazionalizzazione,  nonche'  promuovere
all'estero le produzioni del «made in Italy», attuando  un  effettivo
coordinamento dell'attivita' dei soggetti operanti  nella  promozione
dei prodotti italiani; 
    i) permettere alle PMI di  trasformare  le  sfide  ambientali  in
opportunita'. 
  Occorre  sfruttare  le  opportunita'  dei  nuovi  mercati  verdi  e
incrementare l'efficienza energetica, facilitando la nascita  di  PMI
nel campo dell'eco-innovazione;  incentivare  imprese  sostenibili  e
prodotti  eco-efficienti,   prevedere   un   approccio   semplificato
all'aiuto ambientale per  le  PMI,  sostenendo  prodotti  e  processi
ecologici. 
  Occorre monitorare gli effetti per le PMI della delega  al  Governo
per l'adozione dei decreti legislativi integrativi  e  correttivi  in
materia ambientale di cui all'art. 12 della legge  n.  69  del  2009,
perseguendo il principio  della  semplificazione  e  riduzione  degli
oneri amministrativi per le PMI. 
  Per quanto concerne piu' in dettaglio la  materia  dell'energia  e'
necessario che sia completata la riforma del mercato  elettrico  onde
promuovere una  piu'  efficace  e  trasparente  concorrenza  tra  gli
operatori. Lo stesso vale per il mercato del gas. 
  Una politica energetica maggiormente in linea con le esigenze delle
piccole imprese deve, inoltre, essere attuata mediante: misure  volte
ad evitare situazioni di abuso di posizione dominante degli operatori
energetici nel settore dei servizi  post-contatore;  l'alleggerimento
nella bolletta energetica degli oneri  generali;  la  semplificazione
dei regimi di autorizzazione per i  piccoli  impianti  alimentati  da
fonti rinnovabili e per gli interventi di efficienza. 
  E' inoltre necessario attuare una  politica  degli  incentivi  piu'
incisiva e stabile nel tempo, che dia certezza ai consumatori e  alle
imprese del settore. 
  Circa il tema dell'efficienza energetica occorre dare attuazione  -
anche attraverso una sua modifica -  agli  adempimenti  previsti  dal
decreto legislativo 30 maggio  2008,  n.  115,  allo  scopo  di  dare
garanzie  agli  imprenditori  per  gli  investimenti  in   efficienza
energetica e per la promozione  di  diagnosi  energetiche  presso  le
imprese, nonche' dare attuazione all'art. 1, comma 1110, della  legge
27 dicembre 2006, n. 296. 
  E'   necessario,   altresi',   dare   attuazione   alla   normativa
sull'efficienza  energetica  degli  edifici  e  concentrare  l'azione
governativa  al  fine  di  pervenire  ad  un  documento   unico   per
l'adempimento degli obblighi in materia ambientale. 
    l) incoraggiare e sostenere le PMI sui mercati extra U.E. 
  Occorre  migliorare  l'informazione  delle   PMI   sulle   barriere
commerciali esistenti nei mercati non U.E., facilitare  l'accesso  ai
mercati di Paesi candidati  all'U.E.  e  di  quelli  coinvolti  nella
politica di vicinato; far si' che le grandi  imprese  incoraggino  le
PMI   ad   affermarsi   sui    mercati    internazionali.    Inoltre,
l'Amministrazione pubblica  si  adoperera'  affinche'  le  iniziative
della Commissione Ue a favore delle PMI che partecipano alle  «catene
globali di fornitura»  siano  prontamente  recepite  e  adeguatamente
diffuse e sosterra' con incentivi, le imprese che assumeranno profili
professionali di alto  livello  di  specializzazione  in  materia  di
commercio internazionale  (ad  esempio  export  manager,  esperti  di
marketing internazionale, etc.). 
  3. In relazione alla legge 23 luglio 2009,  n.  99,  e'  necessario
effettuare  il  monitoraggio  degli  effetti  delle  misure  poste  a
vantaggio delle PMI ai fini della valutazione della  loro  efficacia.
In  particolare  sara'  monitorato  l'impatto  di  quegli  interventi
previsti nella sezione sviluppo e competitivita' della legge, nonche'
delle  disposizioni  in  materia  energetica  sotto  il  profilo  dei
risparmi nell'acquisto dell'energia da parte delle PMI. 
  4. Con riferimento specifico all'attuale congiuntura  economica  ed
al fine del mantenimento  della  continuita'  aziendale,  della  base
produttiva e di  quella  occupazionale  e'  necessario  garantire  un
adeguato supporto alle imprese  in  stato  di  crisi,  attraverso  la
creazione di punti di servizio e raccordo collocati presso le  Camere
di commercio, per fornire servizi di  informazione,  accompagnamento,
consulenza e sostegno rispetto alle difficolta'  poste  dalla  crisi;
tali punti verranno istituiti in raccordo con il sistema associativo,
avvalendosi delle professionalita' e delle esperienze  fornite  dalle
organizzazioni  imprenditoriali,  dal  sistema  creditizio  e   dalle
amministrazioni locali,  nonche'  delineare  e  dare  la  piu'  ampia
diffusione  possibile  a  linee  di  comportamento  che  servano   ad
orientare le PMI in difficolta', cosi' da impedire loro di  incorrere
inconsapevolmente in azioni con risvolti negativi  sotto  il  profilo
civile e penale  e  con  riferimento  alla  figura  dell'imprenditore
insolvente, ma meritevole. I «punti» forniranno servizi aggiuntivi  e
complementari a quelli gia' forniti dalle Associazioni di impresa. 
  E' necessaria inoltre l'istituzione di un sistema  di  monitoraggio
in grado di raccogliere e integrare dati e informazioni di  carattere
socioeconomico provenienti da  istituzioni  territoriali,  quali  gli
enti locali e le Camere di commercio, con l'obiettivo di  fornire  un
quadro  tempestivo  e  completo  di  informazioni  che  consenta   il
monitoraggio della situazione congiunturale delle economie  locali  e
che,  attraverso  una  lettura  integrata  di  dati  e  trend,  possa
consentire di intercettare per tempo gli stati di crisi di imprese, o
sistemi di imprese, sui territori, cosi' da indirizzare gli opportuni
interventi ed azioni di sostegno. 
  5. Ogni altra misura, ancorche' non  espressamente  menzionata  nel
presente  documento,  ma  riconducibile  allo   stesso   sistema   di
interventi a favore delle PMI, deve essere attuata rapidamente. 
  6. Il monitoraggio degli effetti della azione di  cui  al  presente
documento e' affidato, limitatamente agli ambiti  di  competenza,  al
Ministero dello sviluppo economico che riferira' periodicamente  alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Segretariato generale della
Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri  provvede  al  monitoraggio
dell'attuazione della direttiva, in raccordo con il  Ministero  dello
sviluppo  economico,  relativamente  alle  attivita'  connesse   allo
sviluppo  delle  PMI  che  coinvolgono  le  competenze  delle   altre
amministrazioni. 
  La presente direttiva, previa registrazione da  parte  della  Corte
dei conti, sara' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana e comunicata alla Commissione dell'Unione europea. 
    Roma, 4 maggio 2010 
 
                                            Il Presidente: Berlusconi 
 
Registrato alla Corte dei conti il 31 maggio 2010 
Ministeri istituzionali -  Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri,
registro n. 6, foglio n. 199