N. 391 ORDINANZA 3 - 9 novembre 1993
Giudizio di legittimita' costituzionale in via incidentale. Reati in genere - Prescrizione - Atti interruttivi - Richiesta di emissione del decreto penale di condanna - Mancata inclusione - Richiesta di pronuncia additiva in materia penale volta ad integrare la serie degli atti tassativamente previsti - Richiamo alle ordinanze della Corte nn. 188 e 193 del 1993 - Manifesta inammissibilita'. (C.P., art. 160, secondo comma). (Cost., artt. 3 e 112).(GU n.47 del 17-11-1993 )
LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: prof. Francesco Paolo CASAVOLA; Giudici: prof. Gabriele PESCATORE, avv. Ugo SPAGNOLI, prof. Antonio BALDASSARRE, prof. Vincenzo CAIANIELLO, avv. Mauro FERRI, prof. Luigi MENGONI, prof. Enzo CHELI, dott. Renato GRANATA, prof. Giuliano VASSALLI, prof. Francesco GUIZZI, prof. Cesare MIRABELLI, prof. Fernando SANTOSUOSSO, avv. Massimo VARI;
ha pronunciato la seguente ORDINANZA nei giudizi di legittimita' costituzionale dell'art. 160 del codice penale, promossi con le seguenti ordinanze: 1) ordinanza emessa il 30 novembre 1992 dal Giudice per le indagini preliminari presso la Pretura di Salerno nel procedimento penale a carico di Zago Giovanni, iscritta al n. 159 del registro ordinanze 1993 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 15, prima serie speciale, dell'anno 1993; 2) ordinanza emessa il 24 gennaio 1993 dal Giudice per le indagini preliminari presso la Pretura di Matera nel procedimento penale a carico di Rubino Antonio, iscritta al n. 282 del registro ordinanze 1993 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 25, prima serie speciale, dell'anno 1993; Visti gli atti di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri; Udito nella camera di consiglio del 6 ottobre 1993 il Giudice relatore Giuliano Vassalli; Ritenuto che il Giudice per le indagini preliminari presso la Pretura circondariale di Salerno ha sollevato questione di legittimita' costituzionale dell'art. 160, secondo comma, del codice penale, nella parte in cui non prevede, tra gli atti che interrompono il corso della prescrizione del reato, anche la richiesta di emissione del decreto penale di condanna, deducendo al riguardo la violazione dell'art. 3 della Costituzione in quanto si determina una ingiustificata disparita' di trattamento rispetto alla richiesta di rinvio a giudizio, invece inclusa tra quegli atti, malgrado entrambe le richieste integrino una specifica attivita' dell'organo preposto all'esercizio della azione penale che "e' chiara espressione della volonta' di non rinunciare all'esercizio di punire" da parte del medesimo organo; che analoga questione e' stata sollevata dal Giudice per le indagini preliminari presso la Pretura circondariale di Matera, il quale, nel denunciare la medesima norma per violazione del principio di uguaglianza e per contrasto con l'art. 112 della Costituzione, rileva a quest'ultimo riguardo che la disposizione censurata avrebbe omesso "di considerare la possibilita' che il P.M. richieda decreto penale di condanna per un reato prossimo a prescriversi ed il giudice la rigetti e restituisca gli atti (art. 459.3 c.p.p.) quando ormai si e' verificata la causa d'estinzione del reato"; e che nel giudizio e' intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato, chiedendo che la questione sia dichiarata non fondata; Considerato che le ordinanze sollevano la medesima questione e che, quindi, i relativi giudizi vanno riuniti; che i giudici a quibus nella specie richiedono una pronuncia additiva in materia penale vo'lta ad integrare la serie degli atti che tassativamente l'art. 160 del codice penale enumera come i soli idonei a produrre l'effetto di interrompere il corso della prescrizione; che una simile pronuncia palesemente fuoriesce dai poteri spettanti a questa Corte, ostandovi il principio di legalita' sancito dall'art. 25 della Costituzione (v. da ultimo, ordinanze nn. 188 e 193 del 1993); e che, pertanto, la questione deve essere dichiarata manifestamente inammissibile; Visti gli artt. 26, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, e 9, secondo comma, delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale;
PER QUESTI MOTIVI LA CORTE COSTITUZIONALE Dichiara la manifesta inammissibilita' della questione di legittimita' costituzionale dell'art. 160, secondo comma, del codice penale, sollevata, in riferimento agli artt. 3 e 112 della Costituzione, dal Giudice per le indagini preliminari presso la Pretura circondariale di Salerno e dal Giudice per le indagini preliminari presso la Pretura circondariale di Matera con le ordinanze in epigrafe. Cosi' deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, 3 novembre 1993. Il Presidente: CASAVOLA Il redattore: VASSALLI Il cancelliere: DI PAOLA Depositata in cancelleria il 9 novembre 1993. Il direttore della cancelleria: DI PAOLA 93C1150